X
<
>

Share
4 minuti per la lettura

NAPOLI. Dopo tante giornate di sole, un acquazzone si riversa sul destino del Napoli, la imprevista battuta d’arresto contro i russi dello Spartak ha colto impreparato tutto l’ambiente: chi parla di vecchi fantasmi, chi pensa che, visto l’andamento esaltante delle prime sei giornate di campionato, si stia già ipotizzando una rinuncia alle chances europee, e c’è chi, con un rapido balzo all’indietro con la memoria, ricorda le parole di Sarri, che non volendo criticare il Presidente, per la carenza di organico, decise di non impegnarsi più di tanto nelle partite del “giovedì”.

Per Spalletti questa soluzione non è concepibile, la rosa ha ruoli coperti anche in panchina, e non è il caso di tirare in ballo la questione del terzino sinistro che, a dire di molti, è una  casella vuota, in quanto fino al 30’ della gara di ieri, Mario Rui, oltre ad essere una pedina inamovibile, aveva soddisfatto appieno sia le richieste del tecnico ( “dalla a Mario” risuonava continuamente dalla voce dell’allenatore ndr) che il palato extra-fine dei commentatori.

Certo, l’espulsione del portoghese ha dato una svolta negativa alla gara, ma Di Lorenzo ( eccezionale la sua prestazione, sia in copertura che in fase di spinta, ed il suo assist per il gol di Osimhen, dopo un dribbling degno di un attaccante di valore ndr) ha egregiamente coperto la fascia sinistra, fino all’inserimento di Malcuit ( sembra che quest’ultimo voglia dimostrare di essere all’altezza del compito affidatogli come sostituto di Rui, ma è Ghoulam il predestinato ad essere il laterale di cui necessita il Napoli ndr).

Pensare di aver perso una partita, che si era incanalata sulla scia di un allenamento, avendo depositato la palla in rete dopo appena dodici secondi e qualche decimo, ha dell’incomprensibile: aveva annunciato il trainer che ci sarebbe stato un leggero turn over, ed infatti all’annuncio delle formazioni, Petagna, Manolas, Zielinski e Meret andavano a sostituire coloro che erano stati i titolari di partenza delle ultime gare.

La squadra, dopo la fulminea segnatura, gha continuato a mettere alle corde gli avversari e sono fioccate altre occasioni per mettere al sicuro il risultato, ma vuoi per precipitazione (Zielinski), vuoi per lentezza nei movimenti ( la rapidità di Osimhen non può paragonarsi a quella di Petagna, per ovvie ragioni di differenza fisica ) non è riuscita la squadra a raddoppiare.

Prendersela tout-court con Rui per la foga con cui ha contrastato Moses, è riduttivo, anche perché bastava controllare gli avversari e ripartire in contropiede: nulla di tutto questo, il Napoli ha continuato a  giocare come se l’espulsione non avesse mutato il piano di partenza, forte anche del gol che i russi dovevano rimontare.

Al riposo occorreva riordinare le idee, e Spalletti decide di ritornare ai capisaldi dello schieramento, Anguissa ed Osimhen in campo, ma, forse, la voglia di fare un sol boccone dei non trascendentali antagonisti, ha messo in seria difficoltà la retroguardia dove Manolas non ha brillato, Koulibaly ha alternato cose buone ad altre meno, e Malcuit ha dimostrato ancora una volta la sua inadeguatezza, vuoi per difficoltà a leggere i movimenti dell’avversario, vuoi per pochezza tecnica.

Nel giro di trenta minuti, a partire dal 55’, gol di Promes con deviazione di ginocchio del senegalese, i padroni di casa si sono ritrovati sotto di tre reti, e, bisogna sottolinearlo, il nigeriano ha dimostrato fino all’ultimo secondo ( Ruiz non ha agganciato un lancio di Ounas, con Osimhen davanti alla porta, da solo pronto a ribadire in porta per un pareggio, tutto sommato meritato ) di avere una grinta, un attaccamento alla maglia, come pochi.

Era riuscito a recuperare una partita, come quella di Leicester, con due gol di ottima fattura e ci stava riuscendo anche ieri, segno evidente che alla “testa dorata” non si può rinunciare a cuor leggero: per lui il riposo è giocare, non è sembrato mai che avesse accusato stanchezza, e lo testimoniano le immagini, che non lo hanno mai inquadrato con le mani sui fianchi, anche dopo corse estenuanti.   

Strano che le due compagini che, alla vigilia, risultavano da sole in lotta per il primo posto nel girone, siano relegate, con un solo punto al terzo ed al quarto posto: che siano finite addirittura le speranze di qualificarsi per la successiva fase? Il prossimo match, casalingo, avversario il Legia, sarà il crocevia per continuare in Europa League: ora occorre una lavata di capo a Rui e recuperare le forze e le idee per Firenze.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE