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Sbarcati a Napoli 171 naufraghi, soccorsi dalla nave “Life Support” dell’organizzazione umanitaria Emergency.


NAPOLI – Nella giornata di oggi (8 aprile), poco dopo le 13.30, 171 naufraghi sono sbarcati nel porto di Napoli, dopo essere stati soccorsi in acque internazionali al largo della zona Sar libica dalla nave “Life Support” dell’organizzazione umanitaria Emergency. Tra loro, storie di sofferenza, speranza e resilienza. Un viaggio che inizia il 5 aprile, quando la nave ha risposto a tre distinti allarmi in mare, intervenendo in soccorso di imbarcazioni in condizioni estremamente precarie. Due gommoni sovraffollati, con tubolari sgonfi, trasportavano rispettivamente 93 e 44 persone, mentre un barchino in legno sovraccarico accoglieva altre 78 vite. In totale, 215 naufraghi sono stati tratti in salvo, di cui 53 donne e 83 minori non accompagnati.

Sbarcati a Napoli 171 naufraghi soccorsi da Emergency

Nonostante le difficoltà, tutte le persone a bordo della “Life Support” sono state portate in salvo. Quarantaquattro tra i più vulnerabili sono stati trasferiti a un mezzo della Guardia Costiera al largo di Siracusa. I restanti 171, tra cui 28 donne e 68 minori non accompagnati, sono stati condotti in sicurezza a Napoli. Le operazioni di sbarco si sono svolte senza incidenti, grazie alla collaborazione tra il team di Emergency, le autorità italiane e i volontari, che hanno permesso un’accoglienza rapida e senza difficoltà.

«Ora che tutti i naufraghi sono finalmente al sicuro a terra, non possiamo che augurare loro il meglio», ha dichiarato Domenico Pugliese, comandante della “Life Support”, esprimendo soddisfazione per il buon esito della missione.

Una scelta di salvezza per i naufraghi: il porto di Napoli

Inizialmente, la “Life Support” era stata indirizzata al porto di Ancona. A causa delle avverse condizioni meteo-marine, che minacciavano di prolungare ulteriormente il già difficile viaggio, Emergency ha richiesto un approdo più vicino. La risposta delle autorità è stata rapida, e domenica notte è stato deciso di dirigere la nave verso Napoli. Una scelta che ha evitato ai naufraghi di affrontare altre due giornate di navigazione in un mare agitato, con onde fino a tre metri. Per queste persone, il porto di Napoli non è solo un approdo fisico, ma simbolico, il punto di inizio di una nuova possibilità.

Storie di guerra e disperazione

Tra i naufraghi c’erano persone provenienti da paesi devastati dalla guerra, dalla povertà e dalla crisi climatica. Eritrea, Somalia, Bangladesh, Camerun, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Ghana, Mali e Benin sono i luoghi di origine di queste persone, costrette a fuggire da conflitti armati e persecuzioni. La loro è una ricerca di pace e di una vita migliore, spesso affrontata da soli. È il caso di molte donne con bambini piccoli, provenienti principalmente dal Camerun e dalla Costa d’Avorio.

Chiara Picciocchi, mediatrice culturale a bordo della “Life Support” racconta: «Tra i naufraghi c’erano persone provenienti da tanti Paesi diversi. C’erano molte donne sole con bambini soprattutto del Camerun e della Costa d’Avorio. Hanno affrontato questo lungo e pericoloso viaggio per ricongiungersi con la propria famiglia un giorno in Europa. Ora che lo sbarco è concluso tutto lo staff della Life Support si prepara per una nuova missione nel Mediterraneo centrale».

La testimonianza di una ragazza eritrea

Una delle storie più toccanti è quella di una giovane eritrea soccorsa dalla “Life Support” che ha condiviso la sua tragica esperienza con i volontari a bordo. «Quando sono arrivata in Libia, mi hanno arrestata senza motivo e portata in prigione, dove sono rimasta per un anno. Mi davano pochissimo cibo, ero sempre affamata, sempre debole». La sua voce è solo una delle tante che raccontano la brutalità della detenzione e delle condizioni in Libia. Un luogo che per molti rifugiati è solo l’anticamera di un viaggio disperato verso l’Europa.

Ogni naufrago, ogni donna e ogni bambino che arriva sulle nostre coste porta con sé non solo la speranza di una vita migliore, ma anche la sfida di un continente che troppo spesso sembra diviso sulla questione dell’immigrazione. L’Italia, attraverso operazioni di salvataggio come quella di Emergency, continua a giocare un ruolo fondamentale nel dare una chance a chi rischia la vita in mare.

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