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NAPOLI – «Deponete le armi». È l’appello del cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, nel giorno dell’Immacolata, ai camorristi e ai malavitosi in occasione dell’atto di affidamento della città alla Madonna. A voi tutti, che usate le armi per uccidere io grido, il nome di Dio nostro padre, di deporre le armi. Aprite le vostre mani – invoca – la – sciate cadere i coltelli che spargono sangue, morte del lutto, che reclamano vendetta perché l’odio provoca altro odio». «Gettate le armi, anche in una chiesa se volete, restando nell’anonimato – sottolinea – e riconsegnerete al mondo, alla città e ai vostri cari un presente e un futuro degno del dono della vita». «Gettate le armi, il loro posto non è nelle vostre mani, ma tra i rifiuti, visto che sono oggetti creati per contrastare la vita. Le armi hanno a che vedere con la morte – conclude – e non con la grazia di Dio che consiste nel vivere in pace e per la pace». «Non è vita» essere armati, «tenere con sé qualcosa che ha come finalità togliere l’esistenza», ha sottolineato Sepe. «L’alternativa è nascondersi nelle fogne per sfuggire alla morte o al carcere». «Deponete le armi – ripete – e fate sì che le vostre mani non siano le protesi comandate dalla morte, ma lo strumento di quel cuore che intende abbracciare accarezzare la vita nostra e di chi ci sta accanto». «Le mani violente sono già paralizzate dall’odio». «È vita essere temuti perché abbiamo la forza delle armi? Determina – re nei nostri cari, oggi è persino domani, la vergogna di essere stati violenti? No, questa non è vita – prosegue – Questa è già morte». «Non basta avere qualche immaginetta sacra e dire una preghiera per stabilire una relazione buona con Dio – evidenzia – No, quella non è fede, ma magia e superstizione». «Deporre le armi vuol dire salvare se stessi – conclude – salvare la memoria di chi ci ha messo al mondo, proteggere chi verrà dopo di noi, lasciando un mondo migliore come fondamento di ciò che Dio ci ha donato: vita, bellezza, gioia di vivere nella pace». E sui rifiuti: «Non sembra che il problema sia completamente risolto, ma c’è almeno la buona volontà di risolverlo»
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