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NAPOLI – E’ disfatta su tutti i fronti, non c’è campionato di calcio dove Napoli città si riscatti: ci si avvilisce ad osservare le classifiche, persino quella riservata agli under 19 ( torneo Primavera), nella quale gli azzurri occupano l’ultima posizione, registrando sconfitte su tutti i campi, amico e non, confermando che occorre una ricostruzione integrale, partendo dal settore giovanile, e società di un certo livello diventano mete irraggiungibili, a meno che oltre al risanamento del bilancio che risulta, a leggere i resoconti di osservatori economici, in pieno e consistente attivo, non si voglia, anche, e sottolineiamo anche, raggiungere l’aggiudicazione di qualche trofeo ( l’ultimo esistente nella scarna bacheca del Napoli, risale alla Supercoppa vinta contro la Juventus, al tempo di Higuain! L’approssimazione della famiglia De Laurentiis cozza con l’aplomb della famiglia Agnelli, da sempre leader sul territorio nazionale in quanto a vittorie, forse perché esiste, in primis, un codice deontologico che non appartiene alla società partenopea, al punto che nel giro di ventiquattro ore si passa da un ritiro proclamato dai calciatori, a valle della pessima esibizione contro la “viola”, al ritorno alle proprie case nonostante l’avvicinarsi della gara di coppa Italia contro la galvanizzata e super esaltata formazione di Simone Inzaghi. Occorre svestirsi dei panni di padre-padrone, di chi, per aver sì riportato il Napoli dalla C alla Champion’s, si sente in diritto di operare, non per vincere, ma per essere sempre alternativi ai vincenti, ma non per primeggiare: tutto ciò disprezzando l’amore, la passione, il cuore che i tifosi profondono verso quella maglia che hanno indossato campioni come Sivori, Altafini, Savoldi, Maradona: bisogna ascoltare le richieste, che non sembrano utopistiche, non “giocare” con atleti di valore che servono per acquisire plusvalenze e non per rientrare in un piano organico per puntare ad obiettivi che la piazza merita. Possibile che si mostri, da parte di alcuni calciatori interessanti per la causa, un certo ostracismo ad indossare la casacca azzurra? Possibile che Ancelotti sia stato messo alla berlina da una intera città, non imponendosi per le scelte di giocatori che avrebbero assimilato con facilità i suoi schemi, ma assuefacendosi ai voleri di De Laurentiis? Le risposte a simili interrogativi non troveranno spazio se non nel tempo e il silenzio non accontenterà i dubbiosi, e difficilmente ascolteremo qualcuno della dirigenza ammettere gli errori, ivi compreso quello di aver scelto un tecnico che non si ritrova particolari qualità taumaturgiche. Il popolo si sta abituando a soffrire, ma fino a quando?

Foto di Antonello Venditti

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