Nicola Cosentino
4 minuti per la letturaLa Cassazione ha reso definitiva la condanna per l’ex coordinatore campano di Forza Italia ed ex sottosegretario Nicola Cosentino
ROMA – Si costituirà in carcere l’ex sottosegretario all’Economia del governo Berlusconi Nicola Cosentino dopo che la Cassazione ha reso definitiva questo pomeriggio la condanna a 10 anni di reclusione. Cosentino era accusato di concorso esterno in associazione mafiosa nel processo Eco4, nell’ambito del quale l’ex coordinatore campano di Fi è accusato di essere stato il referente politico nazionale del clan dei casalesi con il quale avrebbe siglato un patto per ottenerne l’appoggio elettorale in cambio di un contributo ai camorristi.
In primo grado Cosentino era stato condannato a 9 anni di reclusione (i pm ne avevano chiesto 16). L’accusa, da qui il nome dell’inchiesta, fa riferimento ai presunti favori relativi all’appalto vinto nel 1999 dai fratelli Orsi, imprenditori ritenuti vicini al clan Bidognetti.
La gara cui fa riferimento il processo è quella indetta dal Ce4, consorzio di 20 Comuni del casertano che si occupava del ciclo dei rifiuti. Secondo i pm, è stato proprio Cosentino a permettere ai fratelli Orsi di associarsi al consorzio creando la società mista Eco4 che ottenne poi affidamenti diretti. Ma se in primo grado Cosentino è stato riconosciuto come il “referente nazionale del clan dei Casalesi” almeno fino al 2004, la Dda di Napoli ha presentato appello sostenendo che l’appoggio dell’ex sottosegretario ai Casalesi fosse andato avanti almeno fino al 2007-2008. Da qui la richiesta di una pena maggiore di quella decisa in primo grado.
Un processo, quello a Cosentino, basato anche sulle parole dei collaboratori di giustizia, e che lo vede, stando alle accuse, come il dominus del Ce4, all’interno del quale l’ex sottosegretario avrebbe fatto assumere molta gente nei periodi pre-elettorali, così ‘controllando’ il risultato di varie elezioni, soprattutto nei Comuni rientranti nel bacino del consorzio. Il tutto, sempre stando ai pm, con la consapevolezza che i fratelli Orsi fossero vicini ai clan.
Argomentazioni, quelle della pubblica accusa, che gli avvocati difensori di Cosentino, Stefano Montone, Agostino De Caro ed Elena Lepre, hanno tentato di smontare convinti che non esistano segni della prestazione di un contributo di Cosentino al clan in 25 anni di attività politica.
Per i legali, non c’è segno di un effettivo contributo elettorale che la camorra avrebbe dato a Cosentino, anche perché in passato, quando il clan si è schierato a favore di un candidato alle elezioni politiche, gli esiti sono stati del tutto evidenti. Quest’accusa, voti in cambio di favori, hanno spiegato gli avvocati, è una delle gambe dell’accordo sinallagmatico che la procura sostiene, ma in realtà, sostengono i legali, non c’è traccia che Cosentino abbia ricevuto i voti della camorra, mentre per quanto riguarda i favori, i legali hanno rammentato non solo che nel frattempo Cosentino è stato assolto negli altri processi dove era imputato con l’aggravante mafiosa (definitive sono le assoluzioni nei processi “Il principe e la scheda ballerina” e “Carburanti”), ma anche che nelle decine di altri processi contro il clan dei Casalesi su appalti, grandi opere e così via, non è emerso nessun ruolo di Cosentino. Circostanza, questa, che per i legali porta a concludere che l’ex sottosegretario non può essere il referente nazionale dei Casalesi.
Dunque, stando sempre ai legali, allo stato c’è solo il dato dell’interessamento di Cosentino nelle vicende della società mista Eco4, ma si tratta di vicende nelle quali Cosentino interviene nella sua qualità di politico. La società Eco4, hanno argomentato i legali, è il braccio operativo del consorzio Ce4, e questo, a valle delle elezioni del 1999, si sposta come riferimento dal centrosinistra al centrodestra, ed è dunque normale che Cosentino (e Landolfi) ne assuma il controllo, trattandosi di un organismo di tipo politico. Organismo che opera attraverso la Eco4 che Cosentino, hanno spiegato i legali, ‘eredità, in quanto gli Orsi la costruiscono indipendentemente e prima che Cosentino si affacci sulla scena.
Quanto alle fonti dichiarative, per i legali sono state chiaramente sconfessate. Da ultimo, a parte il ‘pentito’ Nicola Schiavone, figlio del capoclan dei Casalesi Francesco “Sandokan” Schiavone, che in aula si è palesemente contraddetto, anche altri collaboratori di giustizia, sostengono i difensori di Cosentino, sono stati smentiti. Uno dei quali, Luigi Guida, che accusa Cosentino de relato, in una diversa sentenza è stato ritenuto inattendibile e mendace quando parla di un incontro al quale avrebbe fisicamente partecipato e che, in realtà, non si è mai verificato.
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