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Il presidente Sergio Mattarella a Casal di Principe ricorda don Peppe Diana e cita Caponnetto rivolto agli studenti: «L’Italia guarda a voi»
CASAL DI PRINCIPE (CASERTA) – «È con grande partecipazione che mi rivolgo a voi, ragazze e ragazzi, che vivete la vostra giovinezza in questa terra, in passato così duramente ferita dalla presenza della criminalità organizzata. E che adesso è protagonista di una stagione straordinaria di fermento e di riscatto. Care studentesse e cari studenti, questo incontro è dedicato a voi, che siete testimoni di speranza.
Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando agli studenti dell’istituto tecnico “Guido Carli” e degli istituti comprensivi di Casale “Don Diana” e “Spirito Santo” di Casal Di Principe (Caserta), dove ha presenziato alle celebrazioni in ricordo di Don Peppe Diana, in occasione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
E riguardo don Peppe Diana, Mattarella ha evidenziato come «aveva capito che la mafia è anche conseguenza dell’ignoranza, del sottosviluppo, della carenza di prospettive, e che quindi la repressione, indispensabile, non è sufficiente e che la mafia si sconfigge definitivamente sviluppando modelli fondati sulla legalità, sulla trasparenza, sulla cultura, sull’efficienza della macchina pubblica».
«Per tutti questi motivi – ha aggiunto Mattarella rivolto agli studenti – la lotta alle mafie riguarda tutti, ciascuno di noi. Non si può restare indifferenti, non si può dire: non mi riguarda. O si respingono con nettezza i metodi mafiosi o, anche inconsapevolmente, si rischia di diventarne complici».
Il Presidente ha poi aggiunto che «oggi l’Italia ricorda tutti i caduti per mano della mafia, della camorra, della ndrangheta. Donne e uomini che hanno sfidato la prepotenza mafiosa, rifiutandosi di sottostare alla paura e alla sopraffazione. Cittadine e cittadini coraggiosi, fedeli al senso del dovere e alla propria dignità personale. Tra le vittime anche bambini, uccisi per errore o per vendetta. Ancora ieri, a Napoli, un ragazzo 18 anni è stato ucciso quasi a caso, con una crudeltà che gli ha sottratto il futuro, lasciando nella disperazione i suoi familiari». Nel ricordare la morte di Francesco Pio Maimone Mattarella ha ribadito che «la mafia è violenza ma, anzitutto, viltà. I mafiosi non hanno nessun senso dell’onore né coraggio. Si presentano forti con i deboli. Uccidono persone disarmate, organizzano attentati indiscriminati, non si fermano davanti a donne e a bambini. Si nascondono nell’oscurità».
«Battere la mafia è possibile. Lo diceva Giovanni Falcone ‘la mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine’. Casal di Principe lo ha dimostrato. L’efferato omicidio di Don Peppino Diana è stato un detonatore di coraggio e di volontà di riscatto. Ha prodotto un’ondata di sdegno, di partecipazione civile, una vera battaglia di promozione della legalità. Lo ha ricordato il Sindaco poc’anzi, rammentando la grande partecipazione popolare che ha accompagnato il feretro di Don Diana. La popolazione ha detto basta alla sopraffazione e alla prepotenza, agevolando, in modo decisivo, l’azione delle forze dell’ordine, degli inquirenti e della magistratura. Sono stati tagliati, con l’entusiasmo, con la resistenza, con il rifiuto dei metodi mafiosi, persino con l’ironia, quei fili di complicità, di connivenze, di paura che tenevano incatenati ideali, sogni, energie positive e creative».
Per il capo dello Stato «la solidarietà l’inclusività, l’arte, la cultura, l’allegria sono antidoti alla mentalità mafiosa, che prospera nell’ignoranza, nel disprezzo degli altri, nella paura. Non dobbiamo smettere di vigilare. La criminalità organizzata è capace di vivere nascosta, pronta a rialzare la testa al minimo sintomo di cedimento».
In chiusura la voglia di Mattarella di ribadire con decisione l’importanza della scuola «un grande magistrato, conoscitore del fenomeno mafioso, Antonino Caponnetto, soleva ripetere che “i mafiosi temono di più la scuola che i giudici, perché l’istruzione taglia l’erba sotto i piedi della cultura mafiosa”. In questa scuola, con i vostri docenti, state ponendo le basi per un futuro migliore, per il vostro territorio, per voi, e per la vita delle vostre comunità. Sono venuto questa mattina per portarvi l’apprezzamento e l’incoraggiamento della Repubblica. L’Italia guarda a voi con attenzione, con solidarietà, con simpatia, con fiducia.
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