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Tra le tante immagini di detenuti pestati dagli agenti della Penitenziaria nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) il 6 aprile 2020 è quella di Vincenzo Cacace sulla sedia a rotelle ad aver destato probabilmente maggiore indignazione. Cacace, nonostante l’evidente disabilità, durante la violenta perquisizione – pestati quasi 300 detenuti da altrettanti agenti – viene spinto da alcuni poliziotti e colpito più volte con il manganello.
«Non posso ripensarci, vado al manicomio. Secondo me erano drogati, erano tutti con i
manganelli», dice oggi con tono accorato, come se stesse rivivendo quei terribili momenti, tanto da confondere la funzionaria presente con la direttrice Elisabetta Palmieri, assente per malattia il 6 aprile 2020 e nei giorni successivi. Palmieri ha affermato che «le immagini sono agghiaccianti e hanno ferito e turbato tutti».
Lo stesso Cacace accortosi dell’errore si è scusato. «Nella foga del racconto mi sono confuso, ho detto direttrice, ma volevo dire la commissaria», ha poi rettificato. «Mi hanno distrutto – racconta Cacace – mentalmente mi hanno ucciso. Volevano farci perdere la dignità ma l’abbiamo mantenuta».
Nella sua testimonianza choc l’uomo parla di un detenuto abusato con un manganello. E nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip Sergio Enea, la storia di questo recluso emerge in tutta la sua crudezza; è lui stesso a parlarne, a riferire di essere stato vittima di violenza, di aver cercato l’aiuto del comandante delle guardie Gaetano Manganelli (finito ai domiciliati), rimasto però inerme, e di essersi sentito dire più volte dagli agenti: «oggi qui lo Stato siamo noi».
I sindacati degli agenti respingono la gogna mediatica e trovano sponde in importanti leader politici: oggi al carcere è arrivato il leader della Lega Matteo Salvini. «Sono qui a ricordare – ha detto – che chi sbaglia paga, soprattutto se indossa una divisa. Questo però non vuol dire infangare e mettere a rischio la vita di 40mila appartenenti alla polizia penitenziaria che rendono il Paese più sicuro».
La partita sulla vicenda carcere si gioca anche a Roma, dove il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma, ha incontrato a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Nel corso dell’incontro, si apprende da fonti della maggioranza, si è parlato anche della questione di Santa Maria Capua Vetere.
C’è poi il ministro Cartabia, che va dritta per la sua strada di rigore, alla ricerca della massima chiarezza nel più breve tempo possibile: il Guardasigilli, dopo aver sospeso ieri i 52 agenti raggiunti dalle misure cautelari (8 in carcere, 18 ai domiciliari, 23 colpiti da misure interdittive e tre da obblighi di dimora), ha convocato infatti per il 15 luglio i provveditori regionali dell’amministrazione penitenziaria, mentre il 7 luglio incontrerà proprio i sindacati degli agenti. Cartabia infatti già ieri ha chiesto approfondimenti e un rapporto a più ampio raggio anche su altri istituti penitenziari.
Non ci sarà ovviamente nella riunione con i provveditori Antonio Fullone, il responsabile delle carceri campane raggiunto dalla sospensione dal lavoro perché accusato di depistaggio e favoreggiamento; dall’ordinanza cautelare emergono i messaggi scambiati da Fullone anche con l’allora capo Del Dap Basentini
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