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CASERTA – omenica surreale a Mondragone, con stabilimenti e spiagge libere semivuoti, parcheggi disponibili un po’ dovunque e nessuna coda sulle strade. Ai plazzi ex Cirio, dove è stato scoperto un focolaio di Coronavirus che ha coinvolto 43 residenti, per lo più bulgari di etnia rom (tutti asintomatici), c’è calma in attesa dell’arrivo di Matteo Salvini previsto per oggi. Su uno dei cinque palazzi sottoposti a cordone sanitario, quello dove risiedono soprattutto italiani, ancora campeggia lo striscione con la scritta «Salvini metti ordine, ci vogliono le p….».
A poche centinaia di metri, sul lungomare, il clima si riscalda sei si parla con i gestori dei lidi balneari. Lamentano le disdette per gli abbonamenti di luglio e agosto, arrivate in appena sette giorni. Domenica 21 giugno, quando ancora il focolaio non era emerso, gli stabilimenti erano pieni, e nei parcheggi non si trovava posto. «Sembra passato un secolo – dice Sabrina Nugnes, gestore del ‘Lido Medusà – la gente mi sta chiamando per disdire, altri mi chiedono se «è possibile venire a Mondragonè, come se la città fosse chiusa. Devo ammettere che io e i miei colleghi ce l’abbiamo un po’ con la stampa, per certi titoli che hanno scatenato il panico e che non rispecchiano in alcun modo la realtà, visto che nei palazzi ex Cirio sono stati individuati appena 43 contagi su oltre 700 tamponi». «Eppure la città è deserta – prosegue la titolare dello stabilimento balneare – dopo mesi di lockdown e sacrifici, se l’avessimo saputo, non avremmo mai riaperto».
«Per quanto riguarda i problemi con i bulgari – aggiunge – sono loro a non volersi in alcun modo integrare. A Mondragone ci sono comunità di polacchi, albanesi e ucraini, tutti sono ormai nostri concittadini, e con nessuno c’è mai stato alcun problema». In spiaggia, sia negli stabilimenti che in quelle libere, ci sono quasi esclusivamente residenti di Mondragone. C’è però una famiglia di Napoli con ombrellone e sdraio.
«Prima di venire ci siamo informati bene, e ovviamente non abbiamo letto giornali o social – dice Salvatore – così ho capito che non ha alcun senso aver paura. Non c’è poi tutta questa emergenza sanitaria, per cui ho deciso di portare qui mia moglie ed i figli piccoli, come faccio da anni». Al «Lido Sinuessa», Aldo, mondragonese con una nonna di origine russa deportata ad Auschwitz, è seduto al bar, e guarda con rabbia quanto sta accadendo. «Mondragone è sempre stata una città multietnica, come dimostra la mia storia personale, quello che sta accadendo con i bulgari è solo colpa di quest’ultimi, che non vogliono adeguarsi alle regole civili. Abbiamo accolto tutti, ma avere un ghetto degradato e senza regole in pieno centro è qualcosa che non si può più tollerare. Abbiamo una storia millenaria, con una città romana sommersa come Sinuessa, eccellenze alimentari, come la mozzarella ed il vino Falerno, mare pulito, visto che qui i depuratori funzionano molto bene. Vedere le spiagge vuote in una domenica di fine giugno – conclude – fa molto male».
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