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BENEVENTO – Le precondizioni dello sviluppo: imprenditori, infrastrutture e territorio. Questo il tema della tavola rotonda organizzata da Cives presso il Centro di Cultura “Raffaele Calabria” di Benevento tenutosi ieri, 30 gennaio. Esponenti della ricerca, delle imprese, del terzo settore e Regione Campania si sono confrontati sullo stato dell’arte. In apertura dei lavori Ettore Rossi, coordinatore di Cives – Laboratorio di formazione al bene comune, ha rilevato l’urgente necessità di rafforzare le infrastrutture morali e immateriali, prima ancora di quelle fisiche. Riconoscere la forza delle relazioni interpersonali, il senso civico e il capitale sociale; lavorare per recuperare il senso di fiducia è un passaggio obbligato, a detta del direttore dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro della Diocesi di Benevento. Il rilancio del territorio va di pari passo con la capacità di dialogare tra enti, istituzioni, semplici cittadini che hanno a cuore i luoghi di appartenenza. Il coordinatore di Cives ricorda l’invito del Presidente Mattarella, recentemente ospite della città, a rafforzare le infrastrutture digitali per non tagliare fuori dallo sviluppo le aree interne. Studi di fattibilità sono in corso, a cura di Unisannio, Dipartimento di Economia. Lo riferisce Marco Lerro, assegnista di ricerca, prossimo partecipante all’evento “L’economia di Francesco” promosso dal Papa ad Assisi. “La ricerca testimonia che la crescita passa per la sostenibilità ambientale, economica e relazionale, declinata nelle attività produttive in cui il territorio beneventano si cimenta. E’ necessario che consumatore e produttore convergano sugli stessi obiettivi di sostenibilità. Acquisire responsabilità sociale, ciascuno nel proprio ruolo è la via dello sviluppo”. Il “voto col portafoglio” o le scelte con cui il cittadino può orientare le politiche socio-economiche costituiscono di fatto il la dato ai produttori perché facciano scelte opportune in materia di rispetto dei lavoratori, delle risorse naturali, della intera filiera produttiva, ribadisce il ricercatore. Tocca alle imprese internalizzare le istanze, cogliere le esigenze, valorizzare gli stakeholders (portatori di interessi). Il Sannio vanta filiere vitivinicole e aziende del settore agronomico virtuose, premiate con il riconoscimento dei consumatori e il ritorno economico.
Alla tavola rotonda è presente Marika Chiusolo in rappresentanza dell’azienda Autore Chocolate, azienda di S. Marco dei Cavoti, capace in 10 anni di intercettare un mercato internazionale grazie a politiche di sostenibilità espresse nella scelta dei fornitori, delle materie prime, del rapporto con i lavoratori impiegati a livello stagionale ma ormai per quasi tutto l’anno, e di una clientela che quotidianamente visita i 500 negozi dell’enogastronomia dislocati in Italia e all’estero in cui è presente il tipico croccantino artigianale. Di certo la recente costruzione della Fortorina ha favorito la crescita dell’azienda e ha implementato la rete turistica verso S. Marco dei Cavoti, ma non ha ancora aperto gli orizzonti alle imprese dolciarie che non hanno ancora aderito all’invito di Autore a consorziarsi per arrivare a garantirsi un marchio DOP del torroncino.
Il nesso tra povertà e desertificazione sono i temi toccati da Filiberto Parente, il quale riporta i recenti dati Svimez che denunciano un allontanamento dai territori, soprattutto dalle aree interne, con conseguente indebolimento dei servizi per i cittadini. Tra i servizi carenti di cui la nostra provincia risente considerevolmente risultano le dotazioni infrastrutturali. Costantino Boffa, attualmente impegnato per conto della Regione Campania nella realizzazione del raddoppio dell’asse ferroviario Napoli-Bari, spiega come sia la sostenibilità il tema che abbraccia tutte le iniziative infrastrutturali che riguardano la nostra provincia, compreso il treno storico che ormai congiunge Benevento e Pietrelcina ad Assisi, del quale si sta progettando il percorso inverso dall’Umbria verso i nostri territori. E si dice certo che il declino demografico nelle aree interne potrebbe essere rallentato a seguito della rete ferroviaria NA – BA, nella direttrice est – ovest, che entro il 2023 vedrà terminato il primo lotto ed entro il 2026 sarà definitivamente conclusa: cittadini provenienti da realtà ad alta densità urbana potranno considerare i benefici di vivere in realtà più vivibili e a misura d’uomo, se per raggiungere Napoli (45 minuti) o Roma (un’ora e 25 minuti) per motivi di lavoro o di svago potranno impiegare molto meno dei tempi di percorrenza di oggi. La linea ferroviaria ad alta capacità, riferisce l’ex parlamentare, prevede il transito per la Valle telesina ed è intesa per il trasporto passeggeri. Studi di fattibilità depongono positivamente anche per il trasporto merci notturno ma, ribadisce Boffa, “la logistica la fanno i privati” che devono sentire la necessità di consorziarsi, altrimenti a nulla varranno gli studi di UniSannio o la spinta dei Comuni. Poi annuncia con soddisfazione: ”La Napoli-Bari fornirà un servizio di dieci coppie di treni al giorno per raggiungere Roma, a fronte delle attuali tre. Ma ci saranno anche treni pendolari per andare a Napoli”. Non soffrirà la linea Valle Caudina se questa storica tratta, che rientra nella categoria delle “linee interconnesse”, verrà acquisita al demanio e quindi diventerà proprietà dello Stato, il quale solo potrebbe investire fondi pari a circa 300 milioni di euro per renderla efficiente e diventare segmento di connessione con la stazione di Afragola. Non viaggia però alla stessa velocità dei futuri vettori la classe dirigente beneventana preposta a prendere decisioni che, a detta dell’ex capo di gabinetto della Regione Campania con Bassolino, non mostrano adeguato slancio nel cogliere i vantaggi che l’upgrade tecnologico e delle infrastrutture è in grado di riversare sulla comunità.
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