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Era la sera del 6 maggio 1976, quando un terribile sisma di magnitudo 6.4 della scala Richter si abbatté sulle province di Udine e Pordenone, lasciando lo sconvolgente bilancio di circa 1000 vittime, 3000 feriti, 200.000 senzatetto e interi paesi distrutti.
Quattro anni più tardi, mentre i friulani cercavano di riportare indietro le lancette dell’orologio ricomponendo pietra su pietra, con solerzia e scrupolo esemplari, i frantumi del loro mondo, la sera del 23 novembre 1980 in Irpinia ci fu l’apocalisse. La storia è nota a tutti noi: ai testimoni diretti, che ne tramandano costantemente la memoria con il cuore ancora rotto dal dolore, e a chi, troppo giovane, quella catastrofe non l’ha vissuta ma se la porta dentro, come impressa nel suo patrimonio genetico.
Poi, nel 2009 è toccato all’Abruzzo, nel 2012 all’Emilia… Storie diverse, spesso con epiloghi differenti o con un finale ancora aperto, ma in ogni luogo su cui si è abbattuto, il terremoto ha cambiato totalmente la vita della gente, rappresentando lo spartiacque indelebile tra il prima e il dopo.
In occasione del quarantennale del terremoto del Friuli, in ricordo dell’immane tragedia che mise in ginocchio l’intera regione, il comune Artegna (Ud), uno dei centri più colpiti dal sisma, in collaborazione con varie associazioni locali, ha organizzato l’evento “VibraAzione sonora”, serata di musica e danza con protagonisti artisti che provengono da altri luoghi italiani che hanno vissuto la tragedia del terremoto. L’Irpinia avrà come suo testimonial Luca Pugliese, che domani 20 maggio (ore 20.45) si esibirà al“Nuovo Teatro Mons. Lavaroni” di Artegna in versione “one man band”.
Questa la testimonianza dell’artista irpino sul tragico terremoto del 1980: «Nonostante i miei sette anni, o forse proprio grazie a essi, il sisma scolpì nella mia mente, che allora era ancora una tabula rasa, insieme al dolore anche la potenza di Madre Natura, a cui tutti dobbiamo portare rispetto perché infinitamente piccoli al suo confronto. Se dovessi trovare un tema centrale nella mia arte, direi che questo tema è il senso del rispetto del Cosmo. Forse l’artista che è in me fiorì proprio quel maledetto 23 novembre 1980, dal vertiginoso sentimento di rispetto generato da quella grande paura».
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