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Ci sono tante droghe che uccidono, ma spesso rimane difficile farlo capire. Nel mondo ancora un miliardo di persone usa i prodotti del tabacco, che provocano ogni anno 8 milioni di morti di cui un milione per il fumo passivo. Lo afferma l’Oms nel suo rapporto annuale, che per la prima volta ha un focus anche sui prodotti alternativi alle sigarette tradizionali. Per quanto riguarda le sigarette elettroniche e gli altri prodotti alternativi invece, la preoccupazione riguarda soprattutto i giovani. “Questi prodotti – si legge – sono spesso commercializzati a bambini e adolescenti dalle industrie del tabacco, usando migliaia di aromi invitanti e di affermazioni fuorvianti. L’Oms è preoccupata dal fatto che i bambini che usano questi prodotto hanno una probabilità tripla di usare prodotti del tabacco in futuro”.
La dipendenza alla nicotina contenuta nelle sigarette costituisce l’ostacolo principale per smettere di fumare, tuttavia giocano un ruolo importante anche fattori di natura psicologica e sociale. Per questo motivo non esiste un metodo valido per tutti. Il periodo in cui buona parte dei fumatori accende la prima sigaretta è l’adolescenza, quando si prova per la prima volta per “sentirsi più grandi”, spesso sotto l’influenza dei compagni. Sono quindi fondamentali gli interventi educativi che coinvolgano scuola e famiglia, luoghi privilegiati e più competenti per iniziare a educare alla salute e, nello specifico, a prevenire l’abitudine al fumo. Gli spaventosi numeri resi noti sulle riviste The Lancet e The Lancet Public Health di circa un anno fa parlano da soli: Il fumo uccide ogni anno qualcosa come 8 milioni di persone nel mondo (precisamente 7,7 milioni nel 2019), ed è la causa di un decesso su 5 tra i maschi. Inoltre, è allarme generazione futura perché il 90% dei nuovi fumatori è già divenuto dipendente entro i 25 anni di vita e quindi avrà davanti a sé decenni di fumo a deteriorare inesorabilmente la propria salute.
Dall’indagine, su dati relativi a 204 paesi del mondo, emerge che i fumatori nel mondo continuano ad aumentare, arrivando a 1,1 miliardi nel 2019. In Italia i fumatori sono 6,3 milioni tra i maschi e 4,5 milioni tra le donne e in un anno sono oltre 90 mila i decessi da fumo, di cui oltre 63 mila tra i maschi. Dal 1990, nel mondo la percentuale di fumatori è diminuita tra i maschi del 27,5% e del 37,7% tra le donne (in Italia la quota di fumatori è scesa del 25% circa), ma il numero assoluto dei fumatori cresce, specie nei paesi emergenti. I dieci paesi con più fumatori nel 2019, che insieme danno conto dei due terzi di tutti I fumatori nel mondo, sono Cina, India, Indonesia, USA, Russia, Bangladesh, Giappone, Turchia, Vietnam, Filippine; un fumatore su tre nel mondo vive oggi in Cina (341 milioni). Nel 2019 il fumo ha causato 1,7 milioni di morti per infarto, 1,6 milioni per malattia ostruttiva cronica dei polmoni, 1,3 milioni per tumori, quasi un milione per ictus. I fumatori hanno una aspettativa di vita media di 10 anni inferiore a quella dei non fumatori. Circa l’87% dei decessi attribuibili al fumo riguarda coloro che fumano ancora e solo il 6% riguarda gli ex fumatori che hanno smesso almeno 15 anni prima, evidenziando il vantaggio di smettere prima possibile.
Nel 2019 sono stati consumati ben 7.400 miliardi di sigarette o similari, pari a 20,3 miliardi al giorno nel mondo. I consumi pro-capite maggiori si localizzano in Europa. Inoltre, è allarme giovani, perché si inizia a fumare e a divenire dipendenti sempre prima. Nel 2019 c’erano 155 milioni di fumatori tra i 15 e 24 anni – pari al 20,1% dei giovani maschi e al 5% delle giovani. Non è stato facile nel corso della storia dimostrare la pericolosità del tabacco. Come spesso accade ci si scontra con dei colossi del guadagno. Solo negli anni cinquanta si cominciarono ad accumulare in altri Paesi prove sulla pericolosità del fumo. Il primo a sottoporre alla comunità scientifica uno studio che mostrava come il rischio di cancro aumenta con la quantità di tabacco fumato fu l’epidemiologo inglese Richard D. Poco più tardi due scienziati dell’American Cancer Society, Cuyler Hammond e Daniel Horn, realizzarono una ricerca da cui emergeva che i fumatori presentano un rischio di morte del 52 per cento superiore a quello dei non fumatori. Il numero di studi che mettevano in relazione il fumo con il cancro cominciò a crescere. Complice una strenua campagna negazionista condotta dall’industria del tabacco, però, la scienza ha impiegato molto tempo per trovare pieno ascolto quando presentava dimostrazioni via via più a convincenti sulla pericolosità del fumo. A metà degli anni Sessanta, negli Stati Uniti scese in campo la politica: nel 1964 Luther Terry, il Surgeon General degli Stati Uniti (figura di nomina presidenziale, responsabile della sanità pubblica per il Governo) pubblicò il rapporto «Smoking and Health» in cui si ribadiva che il fumo di sigaretta causa il tumore al polmone. Negli anni Ottanta arrivarono altri rapporti ufficiali da cui emergeva che la nicotina crea dipendenza e in cui si illustravano i legami tra il fumo e i tumori di polmone, laringe, esofago, stomaco, vescica, pancreas e reni e con i danni all’apparato cardiovascolare e a quello respiratorio. È in quegli anni che iniziò a diffondersi la pratica di apporre sui pacchetti di sigaretta le etichette informative che leggiamo anche oggi. L’abitudine al fumo (tabagismo) rappresenta in tutto il mondo uno dei più grandi problemi di sanità pubblica ed è uno dei maggiori fattori di rischio per lo sviluppo di patologie neoplastiche, cardiovascolari e respiratorie. Contrariamente al pensiero comune, il fumo non è responsabile del solo tumore del polmone, ma rappresenta anche il principale fattore di rischio per le malattie respiratorie non neoplastiche, come la Broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), ed è uno dei più importanti fattori di rischio cardiovascolare: i fumatori hanno un rischio di mortalità, a causa di una coronaropatia, superiore da 3 a 5 volte rispetto ai non fumatori. Inoltre, una persona che fuma per tutta la vita ha il 50% di probabilità di morire per una patologia direttamente correlata al fumo e la sua vita potrebbe non superare un’età compresa tra i 45 e i 54 anni.
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