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Un diverso sguardo sul Sud, capace di dare nuovo slancio agli studi meridionalisti, di immaginare un diverso futuro per il Mezzogiorno. E’ quello che ha caratterizzato la ricerca di Franco Cassano, sociologo del pensiero meridiano, scomparso ieri all’età di 77 anni, al termine di una lunga malattia. Cassano è stato fra i più giovani animatori di quella corrente di pensiero politico definita “école barisienne” che annoverava tra gli altri intellettuali Giuseppe Vacca e Biagio De Giovanni, che negli anni Settanta rivoluzionò il dibattito culturale all’interno del Pci. Negli anni ’80 fu interprete di una forte critica della modernità fondata sulla decostruzione di etnocentrismo e culto del progresso. Pur avendo esordito come autore già negli anni Settanta, deve la popolarità a “Il pensiero meridiano”, in cui pone le basi di quello che è stato definito “nuovo meridionalismo”.
E’ Paolo Saggese, dirigente scolastico e fondatore del Centro di documentazione Poesia del Sud, a sottolineare come “la grande intuizione di Cassano è stata quella di guardare al Sud non come oggetto negativo ma come soggetto positivo. Non è un’entità che manca di qualcosa, ma un’entità che possiede la propria identità. Troppo spesso si giudica il Sud rispetto al Nord, si dice ciò che non ha rispetto al Nord. Con il suo saggio sul ‘Pensiero meridiano’ del 1996 , ha avuto l’intuizione di sottolineare che il Sud non va giudicato in relazione al Nord ma in relazione a sé stesso. Dobbiamo partire dalla sua diversità per comprendere la diversità del Sud, ci troviamo di fronte alla rappresentazione di un mondo diverso con un modo di vivere differente, una civiltà diversa ma non per questo minore. Il Sud deve essere valutato per sé e non in relazione al Nord, va giudicato per quello che è, partendo da ciò che ha per migliorare sé stesso e non per essere simile al Nord. La conclusione a cui giunge Cassano è che il Sud ha un’identità differente, collegata al pensiero meridiano, secondo il quale il mondo non deve guardare ad una industrializzazione invasiva, non deve essere oggetto di un capitalismo distruttivo. Il pensiero meridiano guarda al diverso e al meticciato come opportunità e non come minaccia. L’idea che lancia Cassano è un meridionalismo nuovo che guarda a tutti Sud del mondo, nella convinzione che possano rappresentare un’opportunità anche per il Nord”.
E’ Gerardo Bianco, presidente Animi a sottolineare come “Non condividevo il suo modo di impostare il problema ma era certamente una visione originale. Il meridionalismo di Fortunato, Salvemini, Zanotti Bianco era legato alla questione dell’unificazione dell’Italia, ad un progetto italiano in cui il Sud era chiamato a giocare la sua parte. Il pensiero meridiano ripreso da Cassano si è concentrato su quelli che erano stati i momenti alti del Mezzogiorno italiano, ha avuto il merito di ribadire che il Sud non rappresentava la parte arretrata del paese ma aveva punti forti nella tradizione del pensiero politico. Basti pensare al contributo decisivo del pensiero meridionale al pensiero europeo, da De Sanctis alla scuola hegeliana di Napoli.
L’idea su cui puntava era legata alla necessità di valorizzare questi momenti di eccellenza, senza concentrarsi sul problema del dualismo. Riteneva che fosse necessario riscoprire la dignità del Sud di soggetto del pensiero. Un altro dei suoi meriti è stato quello di rimettere al centro il problema del Mediterraneo, prospettiva che appare profondamente attuale”. Francesco Barra, docente all’Università di Salerno, sottolinea come “La sua tesi di valorizzare il Sud come valore a sé stante è discutibile ma interessante. Certamente, è stata una figura notevole che ha offerto un contributo prezioso su un versante non tradizionale, secondo una prospettiva che voleva il Sud non necessariamente omologato al Nord.
“Franco Cassano, – spiega il paesologo Franco Arminio – era un mio grande amico, più volte ospite al festival di Aviano, aveva curato la prefazione del mio libro ‘Oratorio bizantino’. Era un grande pensatore ma aveva anche tutte le qualità degli uomini del Sud, conviviale, comunitario. Abbiamo perso una figura di primo piano per il pensiero meridionale, era legato all’Appennino e all’Irpinia. Anche se era pugliese, il suo pensiero riguardava tutti i Sud, era un uomo di grande profondità e insieme capace di parlare a tutti, frettolosamente messo da parte. Il successo del suo ‘Pensiero meridiano’ aveva fatto sì che fosse bollato come scrittore commerciale, quello che sta accadendo anche a me con la poesia. Chi si appresta a ragionare su come spendere i soldi per il Sud nei prossimi anni farebbe bene a darsi una lettura dei libri di Cassano. In un’epoca dominata dagli intellettuali adusi alla tecnica e alla scienza, Cassano era legato a un vecchio arnese sempre utilissimo: il pensiero, a cominciare dal pensiero di Camus e di Leopardi, due figure a lui tanto care. L’amarezza viene dal constatare che proprio gli intellettuali del Sud fanno fatica a fare squadra. Non era un nostalgico, quando esaltava la bellezza, il mare, la lentezza non diceva no alle infrastrutture. Io posso solo sperare che in tanti adesso provino a leggerlo o rileggerlo: l’editoria negli ultimi anni poco si è occupata di valorizzare il suo lavoro, ma i suoi libri non sono affatto scaduti. Cassano non racconta il Sud che abbiamo alle spalle, ma il Sud che abbiamo davanti.”
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