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Devo ringraziare il mecenatismo culturale dello scienziato Marco Salvatore per aver scoperto Trevico. Grazie ad una sua iniziativa trasversale che ha messo in rete l’antico borgo medievale pugliese di Accadia ed il comune di Trevico per una riflessione sulle nuove frontiere dei beni culturali attraverso lo stoytelling dei territori, la scorsa primavera mi è capitato di salire per la prima volta sul ‘tetto’ della Campania. La prima scoperta è stato questo suggestivo dato morfologico. Trevico con i suoi 1094 metri d’altezza è più esattamente il centro abitato più alto dell’intero mezzogiorno peninsulare, con un panorama paesaggistico mozzafiato. Non a caso, mi sovvenne subito, Franco Arminio aveva scelto Trevico per la Casa della Paesologia. La seconda scoperta, ancor più sorprendente è stata la vitalità di quella che fu la Casa di Ettore Scola, che non è un mausoleo di cimeli, come spesso accade in questi casi commemorativi, ma è, come volle il grande Maestro del cinema italiano, un attivo centro culturale. Un centro attorno al quale, in un contesto territoriale non certo agevole per l’economia ed il lavoro, si prova a partorire nuove progettualità di sviluppo culturale e quindi economico per evitare che i giovani del luogo continuino quel percorso di fuga che proprio Ettore Scola aveva raccontato nel lontano 1973 in uno dei suoi film più crudi: “Trevico-Torino – Viaggio nel Fiat-Nam”. Quel film con cui Scola ha volutamente scelto di cristallizzare nella storia del cinema italiano il nome del suo paese natale, diversamente sconosciuto ai più, resta nella storia del cinema un film simbolo dell’emigrazione dei giovani del Sud con le valige di cartone verso le fabbriche del Nord. Una emorragia purtroppo mai terminata che oggi si è trasformata nella ‘fuga dei cervelli’ dei laureati eccellenti del Mezzogiorno verso le grandi aziende settentrionali. La terza scoperta sorpredente è stata la verve organizzativa e propositiva del Sindaco di Trevico, Nicolino Rossi. Lui è ‘soltanto’ un appassionato veterinario, purtroppo o per fortuna ben lontano dai grandi tavoli del sistema politico che conta, ma questa emoraggia di giovani sognerebbe di arginarla. E si impegna per farlo con un sogno che prova a concretizzare in una serie di progetti culturali da sviluppare proprio attorno al nome ed alla casa di Ettore Scola. L’ambizioso obiettivo è quello di provare a trasformare il piccolo borgo natale di Scola in una ‘città del cinema’, che proprio grazie al cinema possa diventare capofila di una nuova narrazione del territorio della Baronia che in effetti offre una serie di ecellenze paesaggistiche ed enogastromiche che potrebbero avere, se ben conosciute e comunicate, una grande attravità turistica. È nata allora da queste considerazioni l’idea di scrivere insieme un progetto culturale di ampio respiro che unisse cinema e cibo, provando a volare alto. Non già la solita sagra di paese ma un progetto sistemico che partendo dal cinema e dalle suggestioni della cinematografia di Ettore Scola, potessere iniziare, proprio nell’anno della sua scomparsa, a far risuonare in giro per l’Italia il nome di Trevico così come era accaduto più di quarant’anni orsono grazie al film del suo cittadino più illustre. Ecco allora che Torino e Trevico si ritrovano dopo quasi mezzo secolo, perché la Cinegustologia, che è una nuova e suggestiva metodologia di lettura e di fruizione del cinema attraverso canoni e percorsi degustativi, è il frutto di una brillante invenzione di un torinese doc: Marco Lombardi, che in Campania, precisamente a Napoli, aveva già fatto nascere il primo insegnamento universitario italiano dedicato al Cinema e all’Enogastronomia. Esattamente il suggestivo binomio da cui riparte oggi Trevico per tornare a farsi conoscere e riconoscere in Italia e nel mondo. Ancora una volta nel nome di Ettore Scola a cui è interamente dedicata la prima edizione del Festival della Cinegustologia.

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