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Ad Ariano e ad Avellino il copione è lo stesso. Idee poche ma chiare, all’insegna del cambiamento. “Tra le domande che gli elettori devono farsi ce n’è una molto importante: a chi affidiamo i 209 miliardi che l’Italia ha saputo ottenere dall’Europa”. Comincia il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio in piazza Plebiscito, sul palco con i deputati Generoso Maraia,Michele Gubitosa, il sottosegretario Carlo Sibilia, il candidato sindaco Enrico Franza.
“Non c’è chi ne ha ottenuto più fondi dell’Italia” osserva e pone l’accento sul ruolo di soggetti attuatori di Comuni e Regioni nei progetti che riguardano aziende, digitalizzazione, e mitigazione dell’impatto ambientale.
“Vanno scelte – aggiunge – persone competenti e trasparenti per riaccendere i territori mentre il governo si sta muovendo con chiarezza e determinazione, non sprecheremo un solo euro di quello che è più di un Piano Marshall. I partner europei controlleranno come li spendiamo ma sapremo essere all’altezza. Già da quest’anno andremo in pareggio tra la quota di contributo che versiamo all’Unione Europea e i fondi che ci sono stati assegnati”.
Di Maio saluta e promette: “Ci rivediamo per il ballottaggio, a meno che non vinca Franza al primo turno. E verrò a festeggiare”. Franza è carico e attacca frontalmente gli avversari, soprattutto del centrodestra. Poi Maraia ricorda l’impegno del ministro Di Maio sia per Industria Italiana Autobus, sia per intercettare i fondi per risarcire Ariano dopo l’emergenza Covid. Presente in piazza una delegazione di lavoratori dell’ex Almec, Di Maio li ascolta e Maraia ne approfitta per bocciare “la pratica demitiana”: “Prima hanno fatto chiudere una azienda, lasciando a casa 150 lavoratori e poi promettono di assumere centinaia di giovani in una fabbrica che ancora non c’è”. Parla del referendum: “Tra chi al referendum è schierato per il no al taglio dei parlamentari si distinguono assenteisti cronici, voltagabbana e i paracadutati che vengono eletti in territori lontani mille chilometri da quello in cui vivono e dal quale non riceverebbero un solo voto”. Ad Ariano c’è pure Valeria Ciarambino: “Quando Mastella è entrato la prima volta in Parlamento io avevo 3 anni e questi personaggi ancora vogliono occupare le istituzioni, promettendo un futuro che non sono stati in grado di costruire ogni volta che hanno governato e con lui tutti gli altri: De Mita, Pomicino e i vari De Luca e Caldoro. Per scrivere il cambiamento di questa Regione servono mani nuove e le mani nuove sono le mie e quelle del M5s”.
La pattuglia dei 5 stelle si sposta poi ad Avellino, lungo Corso Vittorio Emanuele, il palco allestito nei pressi del “Convitto”. Ad attenderli ci cono la deputata Maria Pallini e i quattro candidati alla Regione: Carmen Bochicchio, Vincenzo Ciampi, Maura Sarno e Generoso Testa. La battaglia è contro l’ospedale di Solofra, contro lo spopolamento delle aree interne, il taglio dei servizi, contro il biodigestore di Chianche, per una metro regionale che colleghi tutte le province. “Ciarambino è l’unica vera alternativa alla vecchia politica: ci sono Caldoro e De Luca candidati a vita. E’ un dejavù. Per liberarcene dobbiamo cambiare schema”, dice Di Maio e mentre spiega le ragioni della rottura con la Lega e la successiva alleanza di governo con il Pd, Di Maio è interrotto da un ex attivista del M5s: “Mai col partito di Bibbiano”, così come i vertici pentastellati definivano il Pd. “Tu e il tuo staff ci costate 700 mila euro l’anno. Sei l’ultimo a poter parlare di casta”, dice il contestatore prima di essere allontanato dalle forze dell’ordine.
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Fa bene Di Maio dal metterci in guarda su chi affidiamo i miliardi che forse arriveranno dall’Europa.
Basta vedere come il suo sodale Maraia ha utilizzato decine di milioni di euro pubblici (si dice almeno 60), per Industria Italiana Autobus che ha avuto in dote dalla precedente gestione ben 600 autobus (gara Consip), quasi tutti acquistati con la complicità della Raggi, e che nel primo semestre del 2020 già perde circa 6 milioni di euro.
Il tutto ovviamente senza dire che la maggior parte degli autobus vengono ancora costruiti in Turchia e che all’orizzonte non si vede nessuna produzione di autobus ibridi ed elettrici.
Quindi pensateci bene a chi metterete in mano miliardi di fondi che i nostri figli dovranno restituire, perché la realtà è ben diversa dalla solita propaganda.