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AVELLINO – A chi giova un Pd frazionato, correntizio, con aspetti di ambiguità e senza una classe dirigente di vertice in grado di tessere strategie alla vigilia delle elezioni regionali? Probabilmente esso fa gioco solo a chi ritiene che le divisioni interne possano tornare a beneficio di chi non ha una visione complessiva del ruolo del partito, limitandosi a gestire e facendo leva sul vecchio (e mai morto) metodo delle clientele. Il primo nodo da sciogliere è il ruolo del commissario del partito di via Tagliamento, Aldo Cennamo. Da mesi ha nelle mani le redini del Pd irpino, mostrando grande sensibilità e notevole competenza nel tentativo di ricucire gli strappi. Operazione non facile viste le ambiguità nel partito. Egli, tra tanti meriti, ha però un torto: comportarsi come Re tentenna. Lo dimostra il fatto che si è giunti al tesseramento solo dopo lungo tempo di gestione del partito e, peraltro, senza ricucire gli strappi esistenti. Ciò si desume dalle sofferenze che si sono avute nei circoli nel corso del tesseramento che si è consumato tra piccole furbizie e qualche contestazione ancora non risolta. In ogni caso oggi il tesseramento è stato completato e non si capisce perchè non sia stata ancora fissata la data del congresso provinciale. In realtà lo stesso Cennamo ha dimostrato di conoscere a tutto tondo le grandi emergenze dell’Irpinia. La sua relazione, svolta in occasione della venuta ad Avellino il vice segretario nazionale del partito, Orlando, si era dimostrata una grande lezione politica ed una perfetta analisi sui bisogni dell’Irpinia. Con una conclusione acuta ed apprezzabile: solo un partito unito può affrontare i temi posti. Poi, però, quel pensiero e quella strategia si è dissolta. La risposta doveva essere nello svolgimento di un congresso che avrebbe messo un punto nella composizione di una maggioranza e di una minoranza. Così come si agisce in un sistema politico democratico. Invece, fatto il tesseramento, incassati i soldi per le tessere, le assise ritardano ancora. Dice Cennamo: attendo proposte per formulare una piattaforma programmatica per il congresso. Giusto e condivisibile. La sua è ingenuità o strategia di rinvio per incomprensibili motivi|? Collide con le intenzioni. Cennamo sa bene che il personalismo avvelena il partito. Che l’unità è traguardo difficile e che solo un congresso può definire schieramenti e stabilire regole. Si torna quindi all’interrogativo di sempre: perchè egli, dotato di notevole esperienza e di grande saggezza, continua a tergiversare?

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