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AVELLINO – “‘Tanto non cambierà nulla’. Questa frase mi fa più rabbia di tutte quelle piene di odio che circolano ormai ovunque, dentro e fuori la rete”. Dice un ragazzo brandendo una grossa sardina di cartone. “Così si giustifica apatia a pigrizia, evitando di agire per esprimere il proprio dissenso”.
Per questo le Sardine d’Irpinia sono in piazza Garibaldi. Protestano contro l’indifferenza, il pensiero disumanizzante impregnato d’odio, la “retorica populista”. Il tam tam social la protesta diventa reale anche ad Avellino. Ore 18, davanti all’istituto Regina Margherita, dietro Piazza Libertà, cominciano a vedersi i primi cartelloni : “Avellino non si lega” con disegnato un grosso pesce. Una sardina, appunto. L’idea di stare tutti stretti stretti in una scatola a dimostrazione che la piazza antileghista è forte e numerosa.
Mariachiara Nazzaro è la prima a parlare: “L’ indifferenza fa sì che siano messi in discussione valori che sono alla base del Paese. Gran parte della classe politica che ci ha rappresentato ha svilito il nostro senso di appartenenza”. E ancora, contro Salvini: “Non possiamo permettere alla Lega di pensare di governare in questi territori. Ci troviamo di fronte alla deriva della memoria”.
C’è un clima di festa, una manifestazione spontanea, striscioni senza simboli di partito, si canta “Bella Ciao”, “El pueblo unido jamás será vencido”. Ci sono tanti giovani, famiglie con bambini, si vedono l’assessore Stefano Luongo, i consiglieri comunali Francesco Iandolo e Luca Cipriano, i sindaci Pasquale Giuditta e Valentino Tropeano, il manager dell’Alto Calore, Michelangelo Ciarcia, Livio Petitto dell’associazione Ora Avellino, lo scrittore Franco Festa e Franco Mazza del Comitato Salviamo la Valle del Sabato.
Parla Stefano Iannillo: “Questa è la prova che la nostra città può scendere in piazza per far sentire la sua voce. Vorrebbero che odiassi il diverso ma dimenticano che i nostri problemi sono altri: i fiumi inquinati, le strade dissestate, la disoccupazione. Questa è la nostra risposta all’odio: ritrovarci qui tutti insieme. La democrazia è attivarsi tutti i giorni. Basta con l’ indifferenza. Dobbiamo riprenderci le piazze. Non deve finire stasera”.
Poi Claudio Petrozzelli: “E’ più bella la partecipazione in piazza che i tweet. Vogliamo stimolare la discussione sui problemi che non sono più al centro del dibattito, far sì che i giovani tornino ad appassionarsi alla politica. Non siamo per l’ antipolitica ma i partiti questa piazza devono meritarsela”. Il dibattito è aperto: “In un momento di dispersione e stordimento – commenta uno dei partecipanti – siamo qui perché sentiamo il bisogno di ritrovarci nella condivisione dei valori comuni, della solidarietà, dell’uguaglianza, del diritto alla felicità per tutti per tutti. Purtroppo quello che definiamo valori e conquiste dell’umanità e che molto tempo abbiamo dato per scontati, oggi vengono sempre più rimessi in discussione da un pensiero che di umano non ha nulla e che gioca sulla frustrazione e il disagio diffuso, per insinuarsi e diffondersi, infiammando gli animi della nostra società e aizzandoci contro tutto ciò che percepiamo diverso da noi”. E così la diversità si trasforma in paura e “non è più percepita come ricchezza e se siamo qui oggi, è anche per riappropriarci di questa ricchezza”. Ap

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