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Sindaco Franza, il prossimo anno sarà segnato da alcuni passaggi politici importanti: ad esempio, per quanto riguarda l’Alto Calore con l’assemblea dei soci che dovrà giudicare il lavoro del presidente Michelangelo Ciarcia e votargli o meno la fiducia, qual è la sua valutazione in merito?
C’è molto da fare e poco da dire. Non mi sento di biasimare le scelte di Ciarcia: è evidente che in qualsiasi ente pubblico ci sono oggi forti difficoltà gestionali ed economiche. Non sono di quelli che scarica la responsabilità sugli altri. Lavoriamo in prospettiva, collaborando.
Il prossimo anno si vota anche per la presidenza della provincia
I tempi sono stretti e il confronto non è ancora iniziato: credo che comunque avremo modo di discuterne. Avviamo il dialogo tra i partiti. La provincia, sebbene deprivata di molte sue competenze, svolge un importante funzione di raccordo politico.
Il centrosinistra riuscirà a fare sintesi sulla figura di un candidato?
E’ quello che mi auguro: creare una casa comune del centrosinistra.
Teme un centrosinistra spaccato?
E’ un rischio che si corre se ci sono delle divisioni interne senza un dialogo.
Che coalizione immagina?
Ad Ariano abbiamo dato vita ad un progetto politico con la volontà unanime di andare al di là dell’appartenenza di partito. E’ un banco di prova importante. Credo che alle provinciali si possa ripetere questo esperimento e superare le beghe di partito. Però tutti dobbiamo fare uno sforzo di comprensione. Ciò che conta è il progetto, le idee, che al momento invece mancano. Dobbiamo ragionare del futuro del territorio. Il ruolo della provincia sarà fondamentale nei prossimi mesi quando dovremo ricostruire il tessuto economico e sociale devastato dalla pandemia.
La Valle Ufita ha davanti a sé delle grandi opportunità di sviluppo.
Nei prossimi anni saranno completate l’Alta Velocità e la Stazione Hirpinia, una delle strutture logistiche più grandi del Sud Italia se non del Sud Europa. Una altra importante opportunità ci è offerta dalla Zes e da tutto il sistema della retroportualità: gli insediamenti produttivi saranno fortemente appetibili per molti imprenditori. Dobbiamo cominciare a lavorare affinché si realizzino altre condizioni funzionali allo sviluppo, elaborare un piano industriale che tenga conto della potenzialità del nostro territorio e metta a sistema le industrie, le attività artigianali, il terziario, l’economia rurale. Abbiamo bisogno poi di infrastrutture e servizi: se le imprese di Caporale possono usufruire della fibra ottima allora saranno competitive. Più in generale credo sia necessario un piano keynesiano di interventi impostato su progetti sovracomunali, strumenti come i contratti di sviluppo e collaborazione tra i vari livelli istituzionali. Dobbiamo guardare oltre la contingenza e questo richiede un maggiore sforzo comune di comprensione della realtà.
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