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AVELLINO- Dura reprimenda dell’ex vice sindaco e assessore alle politiche sociali, Stefano La Verde, rispetto alla messa in vendita da parte del Comune dell’ex Asilo patria e lavoro e della proposta di acquisto avanzata dall’Ordine dei Medici a cui lui stesso fa parte in qualità di dottore di medicina generale e in passato anche Consigliere.
In una lunga lettera, il dottor La Verde, tra l’altro politicamente collocato nell’area del consigliere regionale Livio Petitto, spiega perché “Comune e Ordine dei medici farebbero cosa buona e giusta a non sottovalutare la relazione del Segretario Generale e l’esposto presentato alla Procura”. La Verde, dunque, dà ragione all’azione legale avviata dal consigliere di minoranza Dino Preziosi.
“Fa rabbrividire- esordisce l’ex assessore- la presunta valutazione dell’immobile che è pari a 500.000 euro, rispetto ad una spesa di 1.700.000 euro sostenuta per il suo adeguamento e restauro. .Appare sempre più evidente che la proprietà dell’Asilo Patria e Lavoro possa essere trasferita dal Comune di Avellino all’Ordine dei Medici Chirurghi della nostra Provincia. Ricordo bene che quando si presentò tale possibilità per l’Ordine dei Medici, io pur essendo consigliere di minoranza, mi dichiarai favorevole all’acquisto. La mia disponibilità era dettata dalla opportunità di offrire agli iscritti una sede più dignitosa, al centro della città e che fosse accompagnata da un prezzo particolarmente conveniente. Nel tempo, attraverso accurati apprendimenti, mi sono affiorate numerose perplessità, sia nella qualità di ex consigliere dell’Ordine, sia in quella di ex vicesindaco. Sono ben visibili le numerose difficoltà legali che emergono dalla complessa ed intricata vicenda che contraddistingue la vendita e l’acquisto di un bene vincolato da una chiara e non trascurabile destinazione d’uso dell’immobile. Mi preme precisare che l’Ordine dei Medici è un ente di diritto pubblico e per niente economico. Esso agisce quale soggetto sussidiario dello Stato, al fine di tutelare gli interessi pubblici propri della professione sanitaria. Pur dotato di autonomia gestionale, finanziaria, regolamentare e disciplinare, è sottoposto alla vigilanza del Ministero della Salute. Tra i suoi compiti precipui figurano il controllo dell’operato dei propri iscritti, ponendosi come interlocutore nei confronti delle varie istituzioni; la vigilanza sul decoro (professionale ed extraprofessionale); la promozione di iniziative per l’aggiornamento professionale; l’esercizio del potere disciplinare comminando le dovute sanzioni; l’intervento nelle controversie in materia di onorari tra i medici e gli assistiti, con potere di tariffario; la facoltà di contrastare i fenomeni di prestanomismo e di abusivismo”.
Per questo La Verde dice di rimanere scettico nel leggere le parole del Presidente Sellitto che “sembrano voler stravolgere e dimenticare il peculiare ruolo dell’Ordine dei Medici. Non comprende bene che corre il rischio di oltraggiare la lunga e stimata storia, vissuta nel suo lungo viaggio, tra tanti pazienti e tante persone. Non si comprende a quale personale (attualmente l’Ordine ha due dipendenti) voglia affidare un “front office” che non figura per niente tra i compiti e le peculiarità di un Ordine Professionale. Non risulta nemmeno chiaro quando afferma di voler fare riferimento ad “uffici aperti a chiunque voglia ricevere consigli o chiedere consulenze. Non credo proprio che questa sia la “mission” di un Ordine Professionale, a meno che non lo si voglia sostituire, impropriamente ad altri enti ed organismi”.
Per questo all’ex vicesindaco di Avellino viene il dubbio che “forse tutto questo è detto per giustificare l’eventuale acquisto della struttura messa in vendita dal Comune di Avellino. Ritengo che il Presidente ami fare, per così dire, voli pindarici. Gli consiglierei, molto sommessamente, di rimanere con i piedi per terra e di attenersi in maniera più salda ai compiti che sono propri dell’Ordine dei Medici. L’altra considerazione che mi preme sottolineare è anche quella da ex amministratore della Città di Avellino. Mi limito a ricordare che l’Asilo Patria e Lavoro è da considerare un bene incedibile ed inalienabile Le leggi regionali “evidenziano l’impossibilità di vendere il bene, sia perché fa parte del patrimonio indisponibile del Comune, sia perché non può essere mutata la destinazione d’uso”.
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