X
<
>

Share
3 minuti per la lettura

Piero Mastroberardino si occupa della storia azienda di famiglia, rinomata a livello internazionale per la produzione di vino, una delle più antiche e importanti, un modello. Mastroberardino è uno degli imprenditori simbolo dell’Irpinia, ne cattura il gusto e l’odore in vini di qualità, per passione e poi per business. E’ anche professore all’università in materie economiche. Candidato ideale per la presidenza della Camera di commercio?
Mi è stata chiesta una disponibilità e io ho accettato. E’ una disponibilità di massima: se si riesce a fare qualcosa per le nostre aree interne sono pronto a dare un mano.


Di cosa c’è bisogno?
Promozione territoriale e convergenza di idee e forze. Le forze sono le risorse. Ci sono: le aree interne hanno una opportunità che devono saper cogliere attraverso una alleanza tra la componente privata, le imprese e quella pubblica, le istituzioni. La Camera di commercio deve avere una funzione di collegamento, deve creare un ambiente benefico dove ci si possa incontrare. Ho dato la mia disponibilità perché amo questa terra, la mia famiglia è qui da secoli.


Il ruolo della Camera di commercio sarà  determinante per i prossimi anni, sopratutto per creare le condizioni per il superamento della crisi provocata dal Covid
Dovrà essere ente motore di sviluppo, sotto ogni profilo. Anzitutto per interpretare in un momento così delicato, di emergenza socio economica, le istanze del territorio. E’ necessario un atteggiamento operativo che sappia tradurre i progetti in qualcosa di reale. Molto importati sono le iniziative di promozione territoriale: questa deve essere una azione costante. Penso che da parte del consumatore, per chi vuole frequentare l’Irpinia, ci sia un problema di conoscenza del territorio. Si è fatto sempre pochissimo sotto questo punta punta di vista. Altrove c’è una attenzione costante per promuovere il territorio, da noi solo qualche sporadico avvenimento.


Le aree interne possono effettivamente trarre qualche vantaggio dai nuovi rapporti sociali che caratterizzano il fase Covid
Le aree interne hanno una grande opportunità: sono meno colpite dai contagi rispetto alle zone costiere. Sono una meta prediletta per i turisti che cercano un ambiente sicuro, tranquillo. Tocca a noi valorizzare le aree interne, investire, proteggerle. Il problema è che non abbiamo sviluppato fino ad oggi la giusta sensibilità per la nostra terra: non l’apprezziamo, non riusciamo ancora a sfruttarne le potenzialità dal punto di vista naturalistico, paesaggistico, enogastronomico.


Che cosa propone?
Un tavolo di confronto. Partiamo dal discutere e programmare interventi strutturali a difesa delle risorse ambientali. Il territorio, inoltre, manca di infrastrutture e di servizi essenziali, condizioni irrinunciabili per chi vuol fare impresa e per intercettare investimenti.


Il mancato sviluppo è colpa della classe dirigente?
Penso sia sotto gli occhi di tutti che si tratta di un momento non felicissimo per la politica. Quello che è mancato qui è un processo di selezione della classe dirigente. La politica è stata vista sempre in maniera negativa. Il cittadino ha avuto spesso la sensazione che essere coinvolto in determinati processi non virtuosi fosse un prezzo troppo alto da pagare e così è sempre rimasto lontano dalla politica. Le classi dirigenti non hanno dato un buon contributo a questo territorio, hanno una forte responsabilità. Si dovrebbe riprendere il rapporto tra politica e mondo economico, fatto di persone che sono “liberi pensatori” e tendono a sfuggire alla logica delle clientele.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE