3 minuti per la lettura
Da una sana e consapevole alimentazione ad un rispetto verso la natura e l’ambiente. Sono molti i cambiamenti positivi, che la pandemia ha portato. Non viene escluso quello dell’alimentazione, forze il più importante. La nona edizione dell’Osservatorio Immagino Gs1 Italy, studio che ogni sei mesi analizza più di 100 informazioni presenti sulle confezioni dei prodotti di largo consumo digitalizzati dal servizio Immagino di Gs1 Italy e le incrocia con le rilevazioni Nielsen su venduto, consumo e fruizione dei media, parla chiaro: il carrello della spesa è sempre più verde con un giro d’affari dei prodotti che riportano sulla confezione un claim relativo alla sostenibilità che ha superato i 10 miliardi di euro (+7,6% in un anno).
Nel 2020 sono saliti a oltre 26 mila i prodotti di largo consumo, alimentari e non, che presentano sulle confezioni un claim relativo alla sostenibilità per un rappresentanza pari al 22% degli oltre 120 mila prodotti rilevati.
Dal report emerge che cresce anche il numero dei prodotti che forniscono informazioni sulla riciclabilità delle loro confezioni e le loro vendite a conferma- sottolineano gli analisti- della sempre maggiore attenzione degli italiani rispetto alle tematiche ambientali. La ricerca evidenzia in particolare che sul 30,1% dei prodotti è indicato anche come smaltire le confezioni.
La nona edizione dell’Osservatorio Immagino Gs1 Italy ha avuto una base statistica di oltre 120 mila prodotti che hanno sviluppato quasi 39 miliardi di euro di vendite e che rappresentano l’82,6% del sell-out realizzato nel 2020 dai canali ipermercati e supermercati nel mercato totale del largo consumo in Italia. A questa bella notizia, doveroso ricordare anche una recentissima ricerca di Nomisma, che sottolinea la crescita e l’interesse verso i metodi di produzione biologica e sostenibile: durante il lockdown, il 20% degli italiani ha preferito cibi prodotti con metodi a basso impatto ambientale, il 12% ha acquistato prodotti alimentari con packaging sostenibile e il 30% ha sperimentato i prodotti biologici per la prima volta. Non solo alimenti “verdi”, è doveroso cercare di scegliere anche il biologico. Perchè? Il rapporto di Legambiente (aprile 2021) realizzato in collaborazione con Alce Nero, pone delle importanti domande: quasi la metà dei campioni dei prodotti analizzati contiene residui di pesticidi e nella frutta si arriva a oltre il 70%. Secondo il rapporto infatti è regolare e privo di residui di pesticidi solo il 52% dei campioni analizzati; un risultato non positivo e che lascia spazio a molti timori sulla presenza di prodotti fitosanitari negli alimenti e nell’ambiente.
Dall’analisi dei dati negativi, si evince che i campioni fuorilegge non superano l’1,2% del totale ma che il 46,8% di campioni regolari presentano uno o più residui di pesticidi. Il picco nella frutta viene raggiunto dall’89,2% per l’uva da tavola; segue l’85,9% per le pere e l’83,5% per le pesche; mentre tra i campioni esteri, una bacca di goji contiene ben 10 residui e il tè verde 7 residui provenienti dalla Cina. Il documento mette in evidenza che “i pesticidi più diffusi negli alimenti in Italia sono Boscalid, Dimethomorph, Fludioxonil, Acetamiprid, Pyraclostrobin, Tebuconazole, Azoxystrobin, Metalaxyl, Methoxyfenozide, Chlorpyrifos, Imidacloprid, Pirimiphos-methyl e Metrafenone”.
Il termine “agricoltura biologica” indica un metodo di coltivazione e di allevamento che ammette solo l’impiego di sostanze naturali, presenti cioè in natura, escludendo l’utilizzo di sostanze di sintesi chimica (concimi, diserbanti, insetticidi). Agricoltura biologica significa sviluppare un modello di produzione che eviti lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, in particolare del suolo, dell’acqua e dell’aria, utilizzata.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA