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Taurasi “Vigna Quattro Confini”, Aglianico “Passo Del Lupo”, Greco Di Tufo “Terra D’Uva”, Greco Di Tufo “Campania Due Chicchi”, Fiano di Avellino “Sequenzha”. E poi l’orgoglio della verde Irpinia: il Greco Di Tufo “Vigna Cicogna”. L’Azienda Agricola Benito Ferrara (www.benitoferrara. com) nasce nella seconda metà del secolo scorso per volontà di Benito Ferrara, visionario viticoltore che alla sapienza della spremitura artigianale e delle antiche botti univa parole di saggezza per chi si portava sulle colline della Frazione San Paolo, a Tufo, per visitare la cantina. Pietre antiche e botti, profumo di mosto e sempre un sorriso tra il velluto dei panni contadini. Un premio anche oggi, per chi scala curve che riempiono gli occhi di verde, mentre scorrono filari di vigne piantate all’altitudine dei migliori bianchi di sempre. Oggi Gabriella Ferrara gestisce con il marito Sergio una Cantina identitaria che ha conquistato posti di primo piano nel panorama enologico italiano, esportando in tutto il mondo senza perdere l’umiltà di chi fa buone bottiglie per passione prima che per lavoro. La maggior parte dei vigneti si trova nella frazione San Paolo all’interno del comune di Tufo, considerata la migliore zona per il vitigno Greco. Anche in tempo di Covid, spiega Gabriella Ferrara a Adnkronos/ Labitalia, “l’agricoltura non si è mai fermata, perché la terra non si ferma”. “Facciamo prodotti di qualità, ci vuole cura e competenza: la vigna se non gli dai – dice – non ti dà. Sarà una grandissima annata -assicura la ‘Signora del Grecò, come la definiscono in Irpinia- nonostante il caldo di agosto e settembre, abbiamo avuto due giornate di piogge intense e regolari che hanno fatto bene alla vigna. Contiamo di avere una bella gradazione, dal profumo del mosto capiremo e potremmo dare il giudizio migliore. Il 29 settembre è stato un ‘San Michele di vendemmia’, le premesse per una ottima annata ci sono tutte”. Un “messaggio di speranza”, spiega, anche al tempo del Covid-19. “Bisogna essere forti come la terra: noi -rimarca Gabriella Ferrara-trattiamo i vigneti allo stesso modo. Il segreto del nostro vino è il terreno, un misto argilloso-calcareo. Le viti hanno radici profonde e antiche, le più vecchie tra i 60-70 anni”. Il Greco di Tufo, racconta, “è un vino potente e strutturato, non ha confronti, lo abbiamo sempre considerato un ‘Taurasi travestitò, perché si sposa con tutta la cucina italiana, carmi bianche e anche rosse, a patto che non si ecceda con il pomodoro, perché Greco e pomodoro non legano”. “Non a caso -fa notarea Cortina d’Ampezzo il Greco di Tufo è molto apprezzato”. Il vino “è sangue e il sangue non si smentisce. Accompagna tutti. E non si può rifiutare”, scandisce Gabriella Ferraro. Che guarda avanti portando nel cuore le sue radici: “So – no figlia d’arte, mio padre ci ha insegnato tantissimo, a nove mesi mi ha fatto assaggiare il mosto. Credeva nel vino perché sapeva cosa può dare il vino agli uomini. Si alzava presto per andare nella vigna e tornava al tramonto. Con tutte le stagioni. Una lezione di vita che portiamo avanti nella nostra famiglia, perché in cantina, oggi come allora, lavoriamo in prima persona. Le mani sono importanti. Ogni piccola cura fa la differenza. Il vino ha bisogno di passione e pazienza. Insegna a lavorare insieme. E questo non ha prezzo”. Il Greco Di Tufo “Vigna Cicogna”, di colore giallo paglierino più o meno intenso, netto, dal sapore secco e armonico, con l’inconfondibile sentore di mandorla amara, si abbina con i crudi di mare ma anche con le ricette della tradizione irpina e campana. Sul mercato c’è il 2019, il “nuovo Greco lo avremo ad aprile-maggio 2021, ma a costo invariato”, assicura Ferrara. Sulla tavola o davanti al camino carico di buona legna, “il vino buono aiuta sempre: fa sangue -conclude Gabriella Ferrara- ed è un augurio di buona salute per tutti”.

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