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La proposta della Commissione in merito al Recovery Fund è infine arrivata: la Presidente Ursula von der Leyen ha riferito davanti all’Europarlamento, facendo luce su cifre, modalità e strumenti deputati a fornire sollievo alle casse degli Stati Membri in quello che a tutti gli effetti risulta essere l’azione di salvataggio più imponente della storia UE.
L’iniziativa in questione si basa sull’emissione di titoli da parte della Commissione, garantiti grazie all’innalzamento al 2% della c.d. Headroom, cioè del differenziale tra impegni di pagamento degli Stati e pagamenti effettivi: in pratica, gli Stati porrebbero nero su bianco l’impegno a versare il 2% nel nuovo Bilancio, ma il limite per la spesa rimarrebbe a poco più dell’1%; il delta tra le due percentuali servirebbe poi a coprire la maggiore esposizione sui mercati.
Next Generation EU si servirà di svariati strumenti allo scopo di dare maggiore efficacia alla propria azione, che può contare su di un totale di 750 miliardi, da rimborsare non prima del 2028 e non dopo il 2058, che si aggiungeranno ai 1.100 miliardi previsti per il prossimo bilancio.
Nello specifico, il Fondo ha due priorità: supportare gli Stati nella fase di uscita dalla situazione emergenziale, e sostenere la ripresa economica incoraggiando altresì gli investimenti privati.
Per quanto riguarda la prima azione, sono stati previsti quattro direttrici: Fondo di rilancio da 560 miliardi (di cui 310 a fondo perduto ed il resto in prestiti), REACT EU (Recovery Assistance for Cohesion and the Territories of Europe) da 55 miliardi che saranno allocati in base alle conseguenze della crisi, rafforzamento dei programmi di sviluppo rurale (+15 miliardi) e del Meccanismo per una transizione giusta (+ 40 miliardi) che andranno ad aggiungersi ai fondi già previsti.
Per sostenere la ripresa dell’economia e degli investimenti è previsto un rafforzamento di InvestEU (+15 miliardi), la creazione di uno strumento di supporto alla solvibilità (da 31 miliardi) e di un servizio di investimenti strategici (15.3 miliardi).
I restanti 18.7 miliardi sarebbero invece collocati in programmi miranti a rafforzare la resilienza del sistema Europa in materia sanitaria ed emergenziale (programmi per la salute, protezione civile europea, attività di ricerca, innovazione e azione esterna).
A conti fatti, l’Italia sarebbe il primo beneficiario di questo piano, in termini quantitativi: dei 750 miliardi prospettati, infatti, ben 172.7 andrebbero al nostro Paese, e di questi 81.8 sarebbero contributi a fondo perduto, non facendo dunque parte del futuro debito di Roma.
Prima di cantare vittoria, tuttavia, occorre riportare che alcuni Paesi del Nord hanno messo un freno agli entusiasmi, ricordando come i negoziati siano tutt’altro che terminati. Del resto, sarà necessario passare ancora dalla tagliola dell’Eurogruppo (in programma il prossimo 11 Giugno) dove si dovranno definire i dettagli del piano, ed infine si arriverà al Consiglio Europeo (in programma il 18-19 Giugno) per la ratifica; tuttavia, quello che è stato appena fatto è un passo molto importante, non solo per la risoluzione della crisi, ma anche per il futuro steso dell’Unione Europea.

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Rosa Curcio

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