4 minuti per la lettura
AVELLINO – Alla vigilia dell’ennesimo tavolo istituzionale sull’emergenza inquinamento, atteso per questa mattina, il report annuale “Mal’Aria” elaborato da Legambiente torna a bocciare il maniera sonora la città di Avellino e il territorio limitrofo. Il capoluogo irpino si conferma la città più inquinata del Sud Italia, tra le prime 17 in tutta Italia. I dati relativi al 2021, non soltanto cristallizzano il numero di sforamenti di Pm10 registrati dalle centraline territoriali, ma soprattutto per un dato ancora più allarmante: la media annuale di concentrazioni giornaliere di sostanze inquinanti nell’aria, ben 30 microgrammi per metro cubo. Il doppio rispetto ai limiti fissati dall’Organizzazione mondiale della Sanità (15μg/mc) oltre i quali si mette in pericolo la salute dell’uomo. Avellino, nello specifico, non solo ha avuto ben 51 giorni di mal’aria nell’arco di un anno, rilevati da dalla Centralina posizionata in via Piave, ma ha fatto registrare una concentrazione annuale senza precedenti che la pone subito a ridosso delle città dell’inquinatissima Pianura padana. Peggio del capoluogo irpino hanno fatto, infatti, solo Alessandria (33μg/mc), Milano (32μg/mc), Brescia, Lodi, Mantova e Torino (31μg/mc).
Tutte queste città, rispetto al PM10, dovranno ridurre le concentrazioni mediamente del 50% per poter rientrare nei prossimi anni nei limiti più stringenti dell’OMS. Tornando al PM10 nella relazione tra i capoluoghi campani, è sempre Avellino che nel 2020 ha fatto registrare il maggior numero di sforamenti annui ( ben 51 μg/mc per la centralina Avellino Scuola Alighieri). Smog e polveri sottili persino più impattanti rispetto alla città di Napoli. Avellino è la città che presenta una media annua di PM10 più alta. Per arrivare ai limiti stabiliti dall’OMS deve operare una riduzione del 49% della quantità ad oggi rilevata. Seguono poi Napoli e Caserta, con una riduzione necessaria di PM10 del 45 e 44% e infine Salerno e Benevento rispettivamente con il 41% e 40%. Per quanto riguarda il PM2.5 Avellino si posiziona al pari di Napoli tra le città campane in cui si misurano livelli medi annui più alti. Per raggiungere i valori consigliati dall’OMS, che è di 5 μg/mc è necessario per entrambe le città una riduzione del 69%. Segue Benevento che dovrebbe ridurre le concentrazioni del 67% e, infine, Caserta e Salerno con il 57%.
Va meglio per i valori NO2, con il capoluogo irpino ultimo nella classifica campana insieme a Benevento con il 39%. Il report di Legambiente 2022 realizzato nell’ambito della campagna Clean Cities, lancia l’allert anche per il Comune di Solofra rispetto ai dati in aumento di biossido di azoto. “Il problema dell’inquinamento atmosferico – commenta Legambiente con il direttore campano Francesca Ferri- non è un problema esclusivamente ambientale ma anche, e soprattutto, sanitario. In questo report di Mal’aria 2022 abbiamo voluto confrontare i valori medi annuali dei tre principali inquinanti atmosferici con quelli suggeriti dall’Oms. La revisione della direttiva europea sulla qualità dell’aria, che si appresta ad essere avviata nei prossimi mesi, rivedrà i limiti normativi in funzione dei nuovi limiti OMS. Nel giro di pochi anni, quindi, questi valori diventeranno vincolanti anche dal punto di vista legale e il non rispetto degli stessi porterà all’avvio di ulteriori procedure di infrazione per gli Stati membri inadempienti”. Di qui il monito alle amministrazioni, ad “ uscire al più presto dalla logica dell’emergenza e delle scuse per non prendere decisioni, anche impopolari, per cambiare faccia alle nostre città e abitudini alle persone.
L’inquinamento atmosferico deve essere affrontato in maniera trasversale e integrata con azioni efficaci, incisive e durature con misure integrate messe in campo dal governo nazionale, da quelli regionali e comunali. Nell’ambiente urbano i due settori che incidono maggiormente sono la mobilità e il riscaldamento domestico. Un cambio di paradigma è quanto mai necessario a partire proprio da questi due settori”. Tematiche che, come detto, torneranno ad essere al centro del tavolo di confronto In Prefettura tra sindaci, Asl, Arpac e associazioni. Ma non tutte parteciperanno, come ha annunciato già da settimane il dottor Franco Mazza, in rappresentanza del Comitato “Salviamo la Valle del Sabato”.
“La riunione del 12 novembre 2021 da noi sollecitata in Prefettura- ricorda Mazza- non approdò a nulla di concreto, non furono analizzate le nostre proposte e non si avviò nessun percorso di approfondimento che portasse a soluzioni concrete. Per il giorno 4 febbraio è stato convocato un nuovo tavolo ma nel frattempo non abbiamo visto iniziative e tutto continua come prima, ma soprattutto non abbiamo avuto nessuna risposta al nostro documento. Crediamo che si voglia continuare con provvedimenti inutili e perciò Salviamo la Valle del Sabato non parteciperà alla riunione. La questione smog merita approfondimenti, studio e apporto di specifiche competenze”.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA