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AVELLINO- Non è una novità, per chi conosce la storia di questo torrente. Ma il fatto continua ad esserci, nonostante il trascorrere degli anni: il Fenestrelle è sotto la lente di ingrandimento di Procura, Comune, e Provincia, in quanto sono risultate emissioni riconducibili a reflui civili «e il Comune credo stia adottando un progetto di infrastrutturazione fognaria al servizio di un agglomerato urbano che al momento sembrerebbe non servito dalla depurazione».

Così il coordinatore dell’area territoriale dell’Arpac di Avellino, Vittorio Di Ruocco, che dà la notizia assieme al direttore generale di Arpa Campania Stefano Sorvino.

«Una criticà storica questa del Fenestrelle, sul quale abbiamo idea di potenziare i controlli mediante una convenzione da stipulare con il Comune di Avellino, convenzione che al momento è ancora in fase di preparazione», aggiunge Ruocco.

Stefano Sorvino aggiunge: «Non è un dato aggiornato, ma sul Fenestrelle credo non sia stato completato il programma che prevedeva il collettamento da Avellino verso Monteforte. Ricordo anche che da questo Comune arrivano frequenti segnalazioni da parte della Polizia locale, per la presenza di schiuma nell’alveo, ma c’è una problematica di fondo, una questione di cui mi sono occupato anni fa, allora presidente dell’Alto Calore.

C’è un problema di adeguamento dell’impianto comprensoriale di Pianodardine che doveva raccogliere i reflui dei comuni dell’hinterland, ma bisognava completare le opere di collettamento fognario verso ovest. Non so a che punto sia oggi questo programma».

Il Fenestrelle è la priorità delle priorità, e il controllo delle acque reflue resta uno dei capisaldi del lavoro dell’Arpac, argomenta Sorvino, ma non solo. Vengono monitorate le acque degli impianti di depurazione sia industriali che comunali, effettuati su base programmatica e in via straordinaria, su richiesta dell’autorità giudiziaria, oltre ai corpi idrici sotterranei e superficiali, tramite i laboratori che analizzano i campioni anche a supporto delle Asl. 45 unità sono impegnate nel dipartimento di Avellino.

Ne servirebbero di più, «ma la carenza generale di personale tecnico è più accentuata a Napoli e Caserta – sottolinea il direttore – Tutto sommato si riesce a reggere il programma di attività che diventa però sempre più impegnativa, data la varietà di settori. La quantità e qualità dei corpi idrici, i controlli su scarichi e depuratori, la problematica significativa della qualità dell’aria maggiormente concentrata su capoluogo, quest’ultima coordinata dal dipartimento regionale, il controllo su impianti di attività produttive in Aia, 23 punti sensibili , e poi Solofra, dove si concentrano questioni vecchie e attuali, e Pianodardine, altra area significativa: tutto questo richiede grande impegno, che si incrocia con la quantità di adempimenti a cui bisogna assolvere in via d’urgenza»- conclude Sorvino – Senza lamentazione, ma più unità operative aiuterebbero certo».

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