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Organizzata dall’Ampom (associazione medici pensionati ospedalieri del Moscati) si è tenuta ieri mattina presso l’aula magnadell’ospedale Moscati la cerimonia di pensionamento di trenta medici irpini ospedalieri alla presenza, oltre che dei componenti dell’associazione, del vescovo di Avellino monsignor Arturo Aielloe del direttore generale della città ospedaliera Renato Pizzuti.

Ad andare in pensione, come è stato più volte ribadito nel corso della manifestazione, trenta mediciche hanno contribuito in maniera determinante alla crescita dell’azienda ospedaliera di contrada Moretti, fronteggiando sempre in prima linea let ante situazioni di criticità che di volta in volta si andavano a creare a cominciare da quella più grave e drammatica del covid, dove nessuno si è risparmiato.

“La cerimoniache si è tenuta ieri ha voluto rappresentare un giusto riconoscimento – ha sottolineato il presidente dell’associazione Ampom Carmine Pacifico – per ringraziare i medici per il lavoro svolto nel corso della loro attività con grande professionalità e dedizione”.

Una dedizione al lavoro che non termina andando in pensione. Infatti,come è stato evidenziatonel corso dei vari interventi, la loro è una missio-e, una vocazione e per questo mettono sempre a disposizione la loro esperienza anche quando non indossano più il camice bianco. Cambia il loro ruolo, cambiano le circostanze, ma l’approccio verso l’ammalato è sempre lo stesso. Non a caso tra le prioritàd i Ampom emerge quella di una proficua e costante sinergia con l’ospedale Moscati.

L’associazione, infatti, è nata proprio conl’obiettivo dei medici in pensione di continuare ad essere ospedalieri per collaborare nella formazione delle nuove generazioni, mettendo a disposizione lal oro esperienza ed il loro supporto, ma anche e so-prattutto per fronteggiare la carenza di personale medico, rispetto alla quale manca una politica sanitaria adeguata e concreta. Ed in tal senso il messaggio che ha voluto lanciare il presidente Pacifico è stato “di continuare ad aiu-arsi a vicenda e a curare e confortare gli ammalati”.

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