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Nove case di Comunità, due ospedali di Comunità, 4 Centrali Operative. Sono i numeri che riguardano la provincia di Avellino nell’ambito dell’Obiettivo Regione Campania per una Nuova Sanità Territoriale presentato ieri a Palazzo Santa Lucia dal Governatore della Campania Vincenzo De Luca. Nel piano che arriverà all’attenzione del Governo, ci sono anche le proposte inviate dall’Asl di Avellino. E queste riguardano nello specifico nove case di comunità, a partire dalla città capoluogo e Bisaccia, Lapio, Lioni, Monteforte Irpino, Moschiano, a cui si aggiungono anche Castel Baronia, Montoro e Montecalvo. Due gli ospedali di Comunità, quelli del San Giacomo di Monteforte Irpino e dell’ex Clinica Parco degli Ulivi di Moschiano, che dopo venti anni di abbandono tornerà ad essere messa in funzione come il San Giacomo nella triplice veste di Casa di Comunità, Ospedale di Copmunità e Centrale Operativa. Altre due Centrali Operative invece riguardano Vallata e Avellino. Sono tra le strutture che da oggi al 2025 la Regione Campania punta a realizzare 169 Case di Comunità, 45 Ospedali di Comunità e 58 Centrali Operative Territoriali: sarà una vera e propria rivoluzione finanziata con i fondi del Pnrr. Tutto questo è previsto nel Piano di realizzazione della “Nuova Sanità territoriale”, presentato ieri mattina in conferenza stampa a Palazzo Santa Lucia dal governatore Vincenzo De Luca. Nel totale l’investimento si aggira intorno ai 380 milioni. Tra questi 130 saranno utilizzati per l’acquisto di grandi apparecchiature tecnologiche mentre altri 160 serviranno a migliorare il programma di digitalizzazione delle Asl. Un programma complesso che si pone alcuni precisi obiettivi funzionali come quello di evitare la congestione dei Pronto Soccorso sul territorio e quello di offrire possibilità di cura ai malati cronici molto più efficaci rispetto a quelle attuali. “Le Centrali Operative serviranno per filtrare la domanda riducendo il carico sugli ospedali, nelle Case di Comunità vogliamo invece creare lo spazio e il luogo per rilanciare gli screening oncologici, i prelievi e le indagini di laboratorio” spiega De Luca che parla di “avvicinare la sanità ai cittadini e ai territori” e punta a invertire il trend dal punto di vista della prevenzione dei tumori.
“Nel periodo Covid – prosegue il Presidente della Regione- abbiamo avuto risultati disastrosi, il monitoraggio è stato quasi azzerato: questo è un dato da correggere con priorità assoluta. Va ripresa la campagna di screening che si era avviata e aveva prodotto risultati significativi prima della pandemia. Poi c’è un’occasione straordinaria per rinnovare le tecnologie acquistando nuove Tac (47), nuove risonanze magnetiche (7), mammografie e così via. Infine possiamo digitalizzare ulteriormente tutta la sanità campana” afferma convinto il Presidente della Regione che però non si astiene quando c’è da evidenziare gli elementi di criticità da affrontare e superare. Da un lato c’è la nota questione della revisione del riparto, tra le varie regioni, del fondo sanitario. “Si continua a procedere con la logica della spesa storica e chi più ha avuto continua ad avere” tuona De Luca che d’altro canto chiede di “rivedere il prezzario delle opere pubbliche” perché “la realizzazione della Sanità territoriale inciderà positivamente sul comparto edilizio ma bisognerà tenere conto di un aumento dei costi delle materie prime del 30%”. Ma il tema principale è quello del personale ed è oggetto di interlocuzione tra Regione e Governo. “Noi creiamo 169 strutture nuove ma chi le gestisce?” chiede il governatore. “L’ipotesi prosegue – è che le Case di Comunità reggano sull’impegno dei medici di medicina generale. Ma è evidente che non possiamo affidarci solo al volontariato, servono assunzioni per dare stabilità: i medici avranno una funzione decisiva ma lo scheletro non può che essere costituito da personale pubblico”.
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