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AVELLINO- E’ un accorato appello, ma anche un grido di dolore, di sofferenza , quello che traspare dalle parole di Carlo Mele, delegato Regionale Caritas Campania. Ci sono decine di persone che si rivolgono alla Caritas, alla mensa di poveri. Chiedono aiuto, sostegno, un tetto. E’ anche e soprattutto tra loro che può diffondersi il virus, lo stesso che poi viene trasmesso all’interno delle strutture di accoglienza.

C’è una pattuglia di operatori che lavora per queste persone, a titolo volontario, che dà assistenza, cibo, ascolto. Un’opera invisibile per persone invisibili, evidentemente, visto che i poveri, gli indigenti, sono persone non iscritte in nessuna fascia.

«Eppure loro sono fragili, hanno problemi di salute, non avendo una vera e propria assistenza, e sono veicoli di contagi, vanno vaccinati al più presto », incalza Carlo Mele, non nascondendo il suo senso di scoramento e di solitudine rispetto ad una tale evidenza.

E’ per questo che ha scritto al Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, per richiamare l’attenzione su questa che è una vera e propria emergenza, il mondo degli “invisibili”, gli emarginati che non hanno voce in capitolo e non sono considerati neanche come numero.

Eppure sono persone, le stesse che a contatto con i centri determinano continue preoccupazioni, e anche allarmi: e ripetutamente bisogna intervenire per sanificare gli ambienti mentre gli operatori sono costretti alla quarantena. Nella lettera inviata a De Luca, Carlo Mele, in qualità di delegato Regionale Caritas Campania, quindi a nome di tanti altri colleghi che avvertono le stesse grosse difficoltà, chiede che queste persone, «già prima non considerate dalle politiche locali, in questa emergenza letteralmente dimenticate», trovino invece una possibilità per essere tutelate in tempo di Covid, perché siano tutelati anche tutti gli altri.

E a proposito di fasce da tutelare, resta sempre aperto il capitolo dei volontari nei centri vaccinali: anche per loro non c’è stato ancora un piano vaccinale ad hoc. Anche loro rilanciano l’appello perché vengano considerati per quel che fanno, per il grande contributo che danno, e che dunque vengano vaccinati, alla stessa stregua di tutti gli altri operatori sanitari che il vaccino l’han – no già ricevuto da tempo.

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Rosa Curcio

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