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AVELLINO- Il virus continua ad uccidere. Un vero e proprio bollettino di guerra quello delle ultime ore. Nove decessi tra Moscati e Frangipane, dove nell’area Covid inaugurata solo qualche giorno fa si sono registrate le morti di due pazienti. Trentuno dal primo ottobre ad oggi i decessi che si sono invece registrati al Moscati d Avellino, compresi quelli nel Landolfi di Solofra. L’ultima vittima del Covid solo ieri mattina. Si tratta di un ottantatreenne di Montoro . L’uomo era arrivato al Pronto soccorso della Città ospedaliera in gravi condizioni il 2 novembre scorso. Risultato positivo al nuovo Coronavirus, era stato ricoverato in terapia subintensiva al Covid Hospital. Anche in questo caso presentava patologie pregresse. Poche ore prima, invece, era deceduto presso l’Area Covid del P.O. “Frangipane” di Ariano Irpino, un novantaduenne di Montecalvo Irpino, risultato positivo al Covid 19, anche lui era affetto da patologie pregresse.


Una giornata drammatica quella di mercoledì. Ben sette i decessi registrati in poche ore sempre tra Avellino ed Ariano. L’ultima vittima in ordine di tempo era stata un’ottanta – seienne di Nola. La donna era arrivata al Pronto soccorso della Città ospedaliera il 19 ottobre scorso.Era stata ricoverata in terapia subintensiva al Covid Hospital e poi trasferita, il 25 ottobre, in area rossa (terapia intensiva). Era deceduto poco prima nell’area Covid del plesso Landolfi di Solofra dell’Azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino, un settantacinquenne di Solofra. L’uomo, era stato trasportato dagli operatori del 118 al Pronto soccorso della Città ospedaliera il 20 ottobre scorso. Ricoverato al Covid Hospital, il 29 ottobre era stato trasferito al plesso Landolfi.


Nel pomeriggio nella terapia intensiva del Covid Hospital dell’Azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino, erano deceduti due pazienti: una settantaquattrenne di Mugnano del Cardinale e una ottantottenne di Monteforte Irpino. La donna era stata trasportata al Pronto soccorso della Città ospedaliera il 22 ottobre scorso ed era stata ricoverata nell’Unità operativa di Medicina d’Urgenza. Il 24 ottobre era stata trasferita in terapia intensiva. L’uomo era arrivato in gravi condizioni al Pronto soccorso il 30 ottobre. Dati che preoccupano. Intanto anche per la provincia di Avellino, così come a livello nazionale, l’indic e di mortalità risulta abbastanza elevato. E ci sarebbe una statistica sui casi di decessi, legata alle maggiori patologie a rischio dopo l’infezione da Covid.


E anche per i decessi registrati in Irpinia, i casi dove i pazienti, anche già avanti con l’età, non hanno retto all’attacco del virus sono maggiormente riferiti a patologie collegate al diabete. La maggioranza aveva questa comorbilità, in alcuni casi associata anche ad ipertensione e altre problematiche come l’età avanzata. Queste le maggiori patologie a rischio. E sulle cure e la percentuale di decessi registrata al Moscati nella seconda ondata pandemica, ieri pomeriggio è intervenuto in Tv anche il direttore generale del Moscati di Avellino Renato Pizzuti: «Che la malattia sia una malattia drammatica non lo scopriamo noi. La mortalità al Moscati è in linea con quella del resto d’Italia . Leggevo che il dato campano del mese di ottobre conta duecentonove decessi. Noi nel mese di ottobre ne abbiamo contati ventidue. Quindi siamo in linea con il dato regionale. Ovviamente questa cosa deriva dal fatto che il decesso riguarda le persone più anziane e con più comorbilità. Abbiamo una nostra statistica che però è sovrapponibile a quella italiana, in cui i pazienti hanno due o tre comorbilità. Alcuni in età avanzata sono giunti in maniera irrecuperabile. Al Moscati li curiamo come tiutti gli ospedali italiani, c’è un protocollo che risente del fatto che gli antivirali non sono spesso molto efficaci. Non voglio assolvere il Moscati, ma il Moscati applica le stesse cure di tutti gli ospedali del mondo. Il dato di mortalità elevata è comune in tutto il mondo».


Proprio presso la struttura ospedaliera di Contrada Amoretta, nella giornata di ieri il numero dei ricoverati ha raggiunto quota 114, trentasette dei quali sono al Landolfi. Già ci sono stati i primi trasferimenti nelle strutture private individuate per l’emergenza posti letto. A dispetto delle polemiche delle ultime ore sul numero di pazienti dalle altre province, risultano ieri ricoverati tra i vari reparti della Città Ospedaliera solo sedici non residenti in provincia di Avellino. Quattordici della provincia di Napoli, uno della provincia di Benevento ed un residente in Calabria.

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