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AVELLINO- Dal tentativo di richiesta alla Regione Campania, tramite il Comune, di posticipare la chiusura dei locali, i commercianti di Avellino si sono trovati a subire una serie di ordinanze che li penalizzano pesantemente. L’ultimo provvedimento di De Luca nega a ristoranti e bar dell’asporto a partire delle 21. Ma non basta: De Luca è deciso a imporre il coprifuoco alle 22 in vista del prossimo week end. “Siamo nettamente contrari a queste assurde ordinanze” è lo sfogo del proprietario della pizzeria “Da Tonino. “Al cliente viene vietato di venire al locale a prendere le pizze per portarle a casa dopo le 21: il servizio a domicilio resta attivo fino a chiusura senza limiti di orario, mentre la sala è aperta fino alle ore 24. Attendiamo che termini questo gioco al massacro”.


E da “Ciccio all’Agora”, come dal vicino “Testone”. fanno sapere come gli stessi clienti siano disorientati tra tutte le ordinanze. Nella vicina Atripalda, intanto, è partita una protesta pacifica, in salsa di provocazione verso il Governatore: “Una pizza a casa di De Luca”, una sorta di asporto di protesta per dire che il picco di contagi non è da attribuire al settore. E allora la protesta potrebbe essere la serrata. “Troviamo del tutto incomprensibile l’ultima decisione di De Luca”, affercia ma Giulio De Angelis di Confcommercio. “Le scuole, i bar, i ristoranti, applicano regole molto rigide. Sono luoghi assolutamente sicuri, dove ci sono controlli e dove si rispettano le regole anticontagio. Davvero non capiamo la ratio di quest’ultima ordinanza”.


Per Giulio De Angelis la scuola deve andare continuare perché c’è il rischio di creare delle diseguaglianze considerato che il digital divide è un problema. Non si possono penalizzare gli studenti, il diritto all’istruzione è garantito dalla Costituzione”. E poi, ragiona De Angelis. con la chiusura delle scuole, viene messo a dura prova anche tutto l’indotto. “Il rischio è quello di perdere posti di lavoro, di mettere in ginocchio l’economia irpina. A cominciare da bar e ristoranti. E’ in – concepibile chiudere questi locali che già stanno applicando tutti i protocolli, ad esempio quello di predisporre tavoli con un massimo di sei persone”.


E’ un problema pure di comunicazione dice il numero uno di Confcomnmercio: “Come se si dicesse che questi locali non sono sicuri. Ormai si comincia a respirare un clima pesante, di sfiducia, di paura”. E allora ogni “situazione deve essere valutata singolarmente, per ogni territorio”. De Angelis ribadisce che le “maggiori fonti di contagio sono gli assembramenti stradali, sia di giorno che di notte, e i mezzi di trasporto pubblico, vanno intensificati i controlli, inasprite le sanzioni per chi non rispetta le norme. Sopratutto andrebbe ampliato il numero di mezzi pubblici utilizzando magari pullman dell’Esercito e di compagnie private”.

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