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AVELLINO- Sicurezza del personale e sovraffollamento, gli infermieri del Pronto Soccorso del Moscati di Avellino proclamano lo stato di agitazione. Dopo settimane di richieste e sollecitazioni, a far esplodere il vero e proprio caso senza precedenti nella storia della Città Ospedaliera e’ stata, come si legge nella nota della NurSind firmata dalla segretaria Romina Iannuzzi “la gravità del sovraffollamento che in questi giorni sta mettendo a serio rischio gli operatori del pronto soccorso con ricadute assistenziali sui pazienti e che L’AORN Moscati diAvellino ha ignorato ad oggi i nostri appelli”. Motivo per cui il sindacato ha dichiarato ” lo stato di agitazione di tutto il personale del Pronto Soccorso e ad esperire il tentativo di conciliazione ai sensi della Legge 146/90 dinanzi alla Prefettura di Avellino”. Un lunghissimo elenco di questioni che non sono mai state risolte alla base della protesta degli infermieri. A partire dall’ “assenza di un pretriage con infermieri dedicati, tale da consentire una valutazione dei pazienti attraverso criteri clinici ed epidemiologici prima che questi accedano nella struttura interna del Pronto Soccorso”. Ma anche se sono passati due mesi e mezzo dall’ emergenza restano anche altre problematiche legate al Covid: ” l’assenza di camere d’isolamento a pressione negativa dedicate a pazienti sospetti Covid: così come previsto dai Decreti Ministeriali e dalle Linee Guida dell’Istituto Superiore diSanità”. Maci sono anche lo «sforamento quotidiano del numero massimo di postazioni visita/stazionamento per gli utenti all’interno del PS: nonostante sia stato fissato, attraverso una disposizione della Direzione Sanitaria, un numero massimo di 22 postazioni barellate e non barellate». Ma anche il numero esiguo per ospitare i pazienti sospetti Covid: «La Presenza di un esiguo numero di posti letto all’interno della Città Ospedaliera dove ricoverare pazienti sospetti Covid: i 6 posti letto di Malattie Infettive risultano insufficienti. Mancanza di spazi nell’Area non Covid del Pronto Soccorso: i pazienti, a causa di mancanza di spazi, vengono allocati nell’ex sala d’attesa interna adibita ora ad Area Medica e sono sprovviste di tende divisorie e non si riesce ad assicurareil rispetto delle minime distanze di sicurezza». Stigmatizzata anche l’assenza di un OBI (Osservazione BreveIntensiva), sottolineando che quello di Avellino è unico caso in Italia. E poi pesa la chiusura da più di due mesi del Pronto Soccorso Landolfi di Solofra. Attesa dalle 4 alle 6 ore per accedere all’UnitàOperativa di competenza per i pazienti sospetti e negativi. Ma nel mirino c’è pure l’ inadeguatezza della rete territoriale ed in questo caso si tratta di una competenza dell’Asl: «si registrano gravi criticità della rete territoriale soprattutto per quanto riguarda l’assistenza domiciliare a pazienti cronici e a sospetti Covid. Quest’ultimi anche se hanno condizioni cliniche stabili anziché essere assistiti a domicilio, vengono trasportati tramite il Servizio d’Emergenza- Territoriale presso il Pronto Soccorsodel Moscati. Nonostante l’attivazione delle USCA (Unità Speciali Continuità Assistenziali) da parte dell’ASL di Avellino, l’assistenza di questi pazienti è affidata quasi totalmente agli Ospedali con gravi ripercussioni sui Dipartimenti d’Emergenza/ Accettazione».
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