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AVELLINO- Il processo per gli abusi edilizi in Via Tagliamento ci sarà, ma senza le contestazioni relative al vincolo paesaggistico. Al termine di una lunga giornata, aperta alle tredici e trenta di ieri e conclusa solo dopo le diciassette e trenta, il Gup del Tribunale di Avellino Giovanfrancesco Fiore ha deciso di non smentire il suo perito, il professore universitario Moccia, che aveva ritenuto derogabile il vincolo per l’area dove è stato realizzato il fabbricato in Via Tagliamento. Per cui le contestazioni relative a cinque capi di imputazione sono cadute.
Quindici, tra costruttori, progettisti, imprenditori impegnati nei lavori e dirigenti comunali, quelli che il 14 dicembre dovranno comparire davanti al collegio presieduto dalla dottoressa Eva Troiano per rispondere di abuso in atti d’ufficio e di una serie di violazioni urbanistiche. Il fatto non sussiste, invece, per le contestazioni collegate al mancato rispetto del vincolo, all’accusa di falso ideologico contestata ai dirigenti comunali Tizzani, De Iorio e De Cesare relativamente ad un certificato di destinazione urbanistica del 4 dicembre 2012 in cui si riferiva che l’area «non era da riteNon luogo a procedere per la prima contestazione relativamente a tre punti. Per cui i costruttori Antonio Avagnano e Osmondo Scozzafava, i progettisti Massimo Preziosi e Eusebio Trivelli, i tecnici del Comune di Avellino Michele Di Iorio, Luigi De Cesare e Francesco Tizzani non andranno a giudizio per la violaziobe relativa alla mancata autorizzazione paesaggistica, alla violazione delle norme sulla prevalenza dell’uso residenziale previsto dal Piano Casa, perchè il collegamento tra queste due contestazioni era sempre dovuto alla natura vincolata dell’area. Ma saranno processati invece per la volumetria lorda, i metri cubi realizzati, per cui ci sarebbe stando alle conclusioni del ctu della Procura una violazione in eccesso di migliaia di metri cubi rispetto a quanti realizzabili secondo il primo permesso a costruire, rilasciato nel 2012. Ma anche ad una serie di violazioni relativa alle distanze dei fabbricati. Ma poi ci sono anche altre violazuoni, quelle legate alla non conformità dello stesso permesso a costruire rispetto alle volumetrie massime assentibili determinate dagli strumenti urbanistici. Alla realizzazione di abbaini, senza alcun permesso di costruire come prevede il Ruec. Violazioni a cui si sommano poi anche quelle legate alla vasca di raccolta e alle dimensioni di alcuni locali. Stesso discorso vale anche per l’altro permesso a costruire finito bnel mirino della Procura e delle indagini eseguite dal Corpo Forestale dello Stato. Quello rilasciato nel 2011. In questo caso solo per la prima delle cinque violazioni riscontrate sul singolo permesso di costruzione. Quello per cui andranno a giudizio anche i progettisti Paolo Rella e Manuela Sajeva, che sono stati invece prosciolti perchè il fatto non sussiste dal capo I della contestazione, la richiesta di rinvio a giudizio firmata dal pm della Procura di Avellino Roberto Patscot e dal Procuratore Rosario Cantelmo.
A giudizio anche i titolari della ditta che fino all’aprile del 2013 si è occupata dello scavo. Insieme ai due soci dell’Ad Prima Costruzione, per i reati dello smaltimento senza autorizzazione di 4482 metri cubi di materiale, con un piano che stando alle contestazioni da parte della Procura era stato realizzato solo in un secondo momento. Per questo davanti al Collegio dovranno comparire anche gli imprenditori Luca, Giampiero e Carmine Marinelli. Questo il quadro che si proporrà davanti al Tribunale. Almeno se non interverranno eventuali impugnazioni rispetto sia al decreto che dispone il giudizio che alla sentenza di proscioglimento.
IL SEQUESTRO
La partita più importante comunque, oltre alla decisione sul giudizio o meno dei quindici imputati è legata anche alla richiesta di dissequestro della struttura. Nella scorsa udienza, alla luce di una serie di documenti, amministrativi e urbanistici, il difensore dell’Ad Prima Costruzione, il penalista Benedetto Vittorio De Maio aveva ufficialmente avanzato la richiesta di dissequestro della struttura in Via Tagliamento. Circostanza su cui la Procura si era opposta, richiamandosi alla impossibilità, secondo una sentenza della Consulta, la 66/2012 di applicare deroghe rispetto ai vincoli ambientali. Sulla materia, non certo facile da sciogliere, il Gup del Tribunale di Avellino Giovanfrancesco Fiore si è riservato la decisoone. Quella che molto probabilmente arriverà la settimana prossima. Il sequestro, sulla base del vincolo paesaggistico dovrebbe venire meno. Ma restano però sui tre diversi permessi di costruire almeno altre nove violazioni per quello del 2012 e altre quattro per il permeso rilasciato nel 2011. Su questa base, ovviamente si dovrà attendere la valutazione del Gup, potrebbe esserci dunque una permanenza della condizione attuale. Ma, restano solo ipotesi al momento. Tutte da sciogliere entro sette giorni.
IL VINCOLO
La difesa dei costruttori e dei tecnici del Comune porta a casa comunque un risultato che continuerà a far discutere anche nei prossimi giorni. Quello relativo alla possibilità, nelle zone urbanizzate, che il vincolo paesaggistico del San Francesco possa essere derogabile. Già il Tribunale del Riesame per le misure reali aveva avanzato, ritenendo poi solo obiter dictum, che il torrente tombato da anni non avesse più valenza sul fronte del vincolo paesggistico. Una circosrtabza che la superperizia Moccia, pur ammettendo invece l’esistenza del vincolo aveva ritenuto derogabile per vaste aree della città. Tra cui Via Tagliamento. aerre
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