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Ariano Irpino – Un testo per accompagnare il cammino delle comunità, delle parrocchie, delle famiglie nel tempo di Avvento e di Natale. E’ il sussidio “Avvento e Natale” curato dalla diocesi di Ariano, guidata dal vescovo Sergio Melillo. “Il sussidio – spiega il vescovo Melillo – ci consente di avanzare fruttuosamente nel cammino di evangelizzazione in modo unitario con la nostra gente. Come naviganti in mare aperto alla ricerca di «parole di vita», affidiamoci al Signore che viene «in ogni uomo ed in ogni tempo» per essere condotti verso porti sicuri”.
Non ha dubbi il vescovo Melillo: “La tempesta va affrontata insieme tra flutti che sembrano travolgerci e che scuotono statiche consuetudini pastorali. Da soli non ci si salva!”. “Il Vangelo – spiega il vescovo Melillo – è destinato a tutti e, quindi, siamo obbligati a cercare strade nuove per portare nell’oggi il Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo.
Queste parole pronunciate «in cammino» ci aiutano a dar forma e a trasmettere negli ambiti della vita, nella celebrazione eucaristica, nella catechesi, nella preghiera, l’esperienza di fede: «la sola stabilità è spingere il pellegrinaggio più in là». (Michel de Certau). Il tempo liturgico abitato con «nobile semplicità», tempo dell’incarnazione del Verbo, tempo della vita umana accolta e redenta, viviamolo da fratelli, da sorelle, come Papa Francesco ci esorta nell’Evangelii gaudium, da discepoli, da missionari… nella ferialità della vita”. Il vescovo Melillo consegna ai fedeli una guida fatta di preghiere, riflessione sulle pagine del Vangelo, lezioni e canti. Grande attenzione è rivolta anche ai ragazzi diversamente abili, con proposte di lavori che possano coinvolgerli in prima persona perchè si immergano nell’atmosfera del Natale, dalle decorazioni della Porta d’ingresso alla corona dell’Avvento, aggiungendo ogni settimana un simbolo.
E’ lo stesso Melillo a spiegare come “Il canto di ingresso – spiega Melillo – è come un biglietto da visita che presenta il tema della liturgia che si sta cominciando: per questo è bene utilizzare raramente, come introito, brani a contenuto generico e, prendendo spunto dall’antifona d’ingresso, dalle orazioni, dalle letture e dal prefazio, puntare ad un canto specifico che sia in grado di introdurre il contenuto della celebrazione.” Un sussidio che è anche una riflessione sul significato della Natività, a partire dall’Annunciazione: “La Solennità dell’Immacolata Concezione celebra non solo la grandezza del sì di una donna ma anche la magnificenza dell’amore di Dio che si ferma e si lega davanti alla libertà della Sua creatura. La pagina dell’Annunciazione segna una svolta nell’economia della storia della salvezza. È una scena misteriosa, quella che avviene nella casa di Nazaret. È il momento della storia più insondabile per la mente umana e ne è anche il più luminoso. È il cuore a sentirlo se, mancando da parte dell’evangelista qualsiasi riferimento ad una luce nell’ambiente che ospita i due protagonisti, la narrazione è un trionfo di luminosità e di bellezza. Che gli artisti di ogni epoca hanno tentato di rappresentare, mediare, evocare. Nell’angelo inviato a visitare la giovane Maria nella sua casa vediamo il riconoscimento e la proclamazione di tutto quello che Maria è”.
L’obiettivo è riappropriarsi delle radici poichè “Abbiamo tutti bisogno di una casa! – ci ricorda Melillo – La casa è il luogo del riparo, della protezione, ma è anche il luogo dell’identità, il luogo che ci racconta. Spesso, però, la casa diventa una fortezza nella quale ci rinchiudiamo per essere al riparo da qualsiasi mutamento; pericoloso per il cuore in questo tempo di Covid-19!”. Fino alla magia del Natale: “Nel Natale contempliamo la gloria di Dio nel suo farsi uomo. La gloria è ciò che di Dio si può vedere, la forma attendibile e raggiungibile della divinità. In realtà è la parola creatrice di Dio che si fa esperienza, diventando fatto, costatazione, e storia, manifestando la volontà di amore e di misericordia da parte di Dio per l’uomo. Nell’incarnazione, Dio decide di incontrare l’uomo e di abitare con lui, nel modo più sensibile e più indicibile, accorciando le distanze tra il cielo e la terra, tra la sublimità di Dio e l’abisso dell’umano”.
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