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MONTEFALCIONE – Avrebbero messo in commercio del comune vino da tavola spacciandolo, senza alcuna certificazione da parte degli organismi preposti, per vini pregiati e avrebbero anche tentato di continuare nell’attività a discapito dei consumatori. A bloccare però l’attività di contraffazione ci hanno pensato le indagini della Procura di Avellino, il pool guidato dal Procuratore Domenico Airoma e nato proprio per difendere i prodotti di pregio irpini dal rischio di contraffazione. Così, dalle indagini degli ispettori dell’Ircqf e dei militari dei Carabinieri Forestali è nata la richiesta firmata dal sostituto Vincenzo Russo di porre sotto sequestro il vino che stava per essere messo in commercio dalla società che operava tra Forino (dove però era stata sfrattata dal titolare dei silos presi in affitto ndr) e Montefalcione. Così il Gip del Tribunale di Avellino Marcello Rotondi ha accolto la richiesta della Procura di Avellino e fatto scattare i sigilli.

Circa 10mila bottiglie di vino di varie qualità di origine protetta, tra le quali Taurasi, Greco di Tufo e Falanghina, sono state sequestrate dai Carabinieri forestali di Lacedonia e Volturara Irpina e dagli ispettori ministeriali dell’Icqrf. Il sequestro, che ha riguardato anche migliaia di ettolitri di vino sfuso non ancora imbottigliato, è avvenuto nelle cantine di note aziende di Forino e Montefalcione, zone tipiche di produzione vitivinicola. Si tratta in particolare di una serie di contestazioni Tre i capi di accusa contestatii dalla Procura, in particolare il reato specifico di « Contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari » . A partire dalla contraffazione per una vendita di mille bottiglie di Taurasi Docg 2015, che appartenevano però ad un lotto già commercializzato ed esaurito nel dicembre del 2019 ad un’azienda toscana. E poi la contestazione di tentata contraffazione perchè i tre principali indagati avrebbero tentato di mettere in commercio le bottiglie.

Le indagini su presunti casi di frode nell’esercizio del commercio e vendita di prodotti industriali con segni mendaci. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, venivano messi in commercio vini imbottigliati ed etichettati come varietà protette dei vitigni della zona irpinosannita, senza la relativa certificazione rilasciata dall’organismo ministeriale preposto, con appositi contrassegni certificati non corrispondenti e in assenza del controllo del rispetto dei disciplinari di produzione. Sono contestati anche i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale connessa alla sottrazione di più di mille ettolitri di vino da una precedente impresa dichiarata fallita e riconducibili agli stessi soggetti, e di falsità ideologica del privato in atto pubblico per le successive movimentazioni del vino sottratto, che venivano realizzate facendole apparire come provenienti dal curatore fallimentare e giacenze da registrare sulla apposita piattaforma Sian. In una nota, il Procuratore Airoma ha evidenziato come: «Il provvedimento eseguito rappresenta il primo e significativo risultato dell’attività di indagine svolta dal Gruppo specializzato per il contrasto alle frodi agroalimentari, istituito presso la Procura della Repubblica di Avellino per una più incisiva tutela del territorio e delle sue eccellenze».

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