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AVELLINO- «Ti perdono, ora hai bisogno di aiuto». Sarebbero state più o meno queste, alla fine di una notte di sospetti diventati atroci certezze, le parole con cui Liliana Ferrajolo ha rassicurato sua figlia Elena.
La ragazza in lacrime per tutto l’interrogatorio davanti al pm Vincenzo Russo e al capo della Squadra Mobile Giancarlo Aurilia viene calmata proprio dalla mamma, che la invita a dire la verità. Ormai le evidenze in mano agli investigatori sono chiare. E così arriva l’ammissione che nelle prossime ore dovrà essere confermata anche davanti al magistrato che interrogherà in carcere i due fidanzatini killer.
Mamma Liliana non ha voluto lasciare sola sua figlia. Una scelta difficile, quella di essere consapevole che in qualche modo la sua ragazza ha avuto un ruolo nell’omicidio del padre e nella pianificazione dello stesso delitto suo e dell’altra figlia e stargli vicino. Anche perché in questa storia c’è ancora tanto da comprendere.
Ed è molto probabile che la famiglia della diciottenne Elena Gioia, sia convinta che quella ragazza così fragile ed ingenua sia stata manipolata e decisa solo dalle pressioni del suo fidanzato, il ventiduenne Giovanni Limata a compiere il più atroce dei delitti, contribuire all’omicidio del padre.
Così la mamma e il suo istinto di difesa nella notte più drammatica per la famiglia di Aldo Gioia la spunta sulla moglie che è distrutta per aver perso un compagno che era riferimento della sua vita. E la mattina successiva al delitto è stata la stessa Liliana, che aveva nominato come legale della ragazza un suo congiunto, decide di parlare anche con il penalista Innocenzo Massaro. Un lungo confronto con la famiglia al quinto piano del civico 253 di Corso Vittorio Emanuele.
Nessun commento dal legale, che proprio ieri ha comunicato di aver rinunciato a rappresentare la ragazza. Intanto come era avvenuto per Novi Ligure, mamma Liliana come l’ingegnere Francesco De Nardo non lascia la ragazza, anche sapendo che lei stessa era nel mirino del folle piano criminale dei due giovanissimi. Un piano scandito dalla chat, decine di messaggi che nell’ultima settimana Giovanni ed Elena si erano scambiati. Fino a pochi minuti prima che la loro diabolica azione venisse messa in atto.
«Quando scendi? Sto giù» avrebbe sctitto il ventiduenne di Cervinara alla ragazza. Che era scesa, poco dopo le ventidue e trenta di venerdì. Il resto è una storia nota. Quella dell’omicidio di Aldo Gioia e di tutte le tracce che poi hanno portato ad identificare l’autore e la complice del delitto. Quella di oggi sarà una giornata importante per l’inchiesta. Visto che in mattinata ci sarà il conferimento dell’incarico medico legale alla dottoressa Carmen Sementa, che si dovrà occupare dell’autopsia sulla salma della vittima.
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