3 minuti per la lettura
Anna Grossi (6/12/1995 Amatrice);
Franco Grossi (8/11/1993 Amatrice) Anna Grasso (23/11/1930 Amatrice). Sono i nomi che compaiono nell’elenco delle prime 136 vittime riconosciute, elenco diffuso ieri dalla prefettura di Rieti. Questi nomi hanno un loro collegamento con l’Irpinia. I primi due sono due ragazzi, poco più che ventenni.
Sono due fratelli. Il terzo, è il nome di un’anziana, originaria dell’Irpinia, di Roccabascerana. La vita l’ha portata via dal suo paese di origine, dopo aver sposato il marito di San Martino Valle Caudina ed essersi trasferita alla fine ad Amatrice. Con lei, in questa fase della vita, viveva, prima della scossa del 24 agosto, la figlia, l’unica sopravvissuta. Perché la mamma, Anna Grasso, ottantenne, non ce l’ha fatta, e non ce l’hanno fatta i nipoti Anna e Franco. La notizia è stata data in anteprima ieri mattina dal giornale online Il Caudino. Sono questi i componenti della famiglia originaria della valle caudina intrappolata sotto le macerie del terremoto che ha distrutto quasi completamente il comune di Amatrice.
Solo Lucia è stata estratta viva dalle macerie, viveva con i suoi due figli e l’anziana madre.
Ora Lucia, medicata all’ospedale di Rieti, rimasta sola, non si dà pace e piange i propri cari nella tendopoli allestita ad Amatrice. Una storia atroce, mentre sui profili facebook scorrono le immagini dei due ragazzi, della bella Anna, che intanto si trovava con il fidanzato, Claudio Leonetti, studente al conservatorio “Casella dell’Aquila”, ritrovato ancora in vita. Anche Anna era appassionata di musica, e ne aveva fatto una ragione di vita: era flautista diplomata al Liceo musicale dell’Aquila. Per lei, come per il fratello Franco, non c’è stato nulla da fare.
Così per la nonna. Il racconto straziante ci arriva dal padre.
«Ho tirato fuori dalle macerie prima la mia ex moglie, ferita ma viva, poi, un po’ alla volta, scavando con le mani e con l’aiuto del mio cane ho trovato mia figlia Anna, 21 anni, e mio figlio Franco, 23 anni, ma per loro non c’era più nulla da fare». Comincia così il racconto di Carlo Grossi, infermiere dell’Ares 118 in servizio all’ospedale Grifoni di Amatrice dal 1981. «Laga (il nome del suo cane) abbaiava e scavava, poi ha iniziato a piangere anche la cagnolina», va avanti Grossi.
«Il primo corpo che ho trovato – prosegue -, dopo aver soccorso mia moglie, è stato quello di mia figlia Anna, ho visto la sua treccia. Poi abbiamo continuato e ho scorto una gamba, quella di Franco.
Era nella posizione come dormiva abitualmente, pancia in giù, con le braccia aperte, aggrappato al materasso».
Della casa dove vivevano i suoi figli, ad Amatrice, al civico 56 di via Madonna della Porta, non resta più nulla: «E’ un cumulo di macerie», racconta ancora Grossi. «Anna e Franco – aggiunge il soccorritore – non si sono accorti di nulla, il terremoto me li ha portati via nel sonno e non ho potuto fare nulla per loro». Carlo Grossi ne ha viste tante durante la sua lunga carriera con il 118, sempre in prima linea, e anche ora che ha perso i suoi figli sta aiutando tutti in paese. «Mi sono fatto quattro terremoti – prosegue – ma non ho mai pensato che prima o poi una tragedia così grande potesse toccarmi in modo così forte». Grande il cordoglio in Irpinia, a Roccabascerana e in tutta la valle Caudina per questo lutto così grande.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA