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Lividi sul corpo, lesioni alla nuca, ecchimosi al collo. Sono solo alcuni dei segni che almeno dieci bambini dai 3 a i 5 anni, presentavano all’uscita della scuola materna che frequentano, l’Istituto comprensivo di Valle.
Dopo mesi di indagini questa mattina si è chiuso il cerchio: la Polizia di Stato di Avellino ha tratto in arresto la maestra 58enne dell’istituto. Nei confronti della donna, anche insegnante di catechismo, attualmente in detenzione domiciliare, grava l’accusa di reiterate ed abituali condotte gravemente lesive dell’integrità fisica e morale dei bambini che frequentavano il secondo anno di asilo.
IL VIDEO DELLE VIOLENZE SUI BAMBINI
A spiegare i dettagli dell’operazione, nel corso di una conferenza stampa tenutasi questa mattina, il capo della Mobile di Avellino, il dottor Marcello Castello e l’ispettore Giuseppe Belfiore.
L’indagine condotta dai poliziotti della Squadra Mobile avellinese ha avuto inizio nel novembre 2015 grazie alle denunce dei genitori dei bambini, allarmati da atteggiamenti strani dei figli che, nei casi più gravi, si sono affiancati a segni evidenti sul corpo. Le denunce da parte dei genitori, durante il periodo d’indagine, si sono susseguite, corroborate anche da referti medici che attestavano i disagi psico/fisici dei minori, quali eccessiva sensibilità in casa, incubi notturni, incontinenza, radicali cambi di umore ed aggressività tra di loro.
Anche perché, come risulta dal materiale filmato dagli agenti, l’atteggiamento della maestra 58enne era caratterizzato da urla veementi, toni aggressivi, minacce ed epiteti offensivi. Se i bimbi si sottraevano alla volontà dell’insegnante oppure semplicemente durante l’orario di scuola avevano un atteggiamento tipico di bambini così piccoli, con qualche capriccio, per loro scattava un inferno ancora più agghiacciante: venivano rinchiusi in un’aula buia, da lei stessa chiamata “La stanza del telefono”. In quello spazio i piccoli venivano lasciati soli per diverso tempo, malgrado piangessero terrorizzati.
Ed ancora le espressioni tipiche della maestra per zittire i suoi erano: “Ti ammazzo”, “Stai zitta, non voglio sentirti parlare”, “Devi chiudere la bocca altrimenti ti faccio il culetto rosso”. In più di un’occasione li percuoteva con violenti schiaffi e tirava loro i capelli. Addirittura inscenava a volte un gioco consistente nell’agitare la mano chiedendo al bambino: “quanti ne vuoi di questi?”; il bambino doveva indicare un numero e la maestra gli dava tanti schiaffi per il numero indicato dalla vittima.
Naturalmente i bambini tornavano a casa visibilmente e fisicamente provati. All’inizio, tuttavia, hanno avuto paura persino di raccontare ai genitori l’inferno al quale erano costretti.
I bimbi si rifiutavano di andare a scuola e alle richieste di spiegazione dei genitori si chiudevano in sé pronunciando sempre la stessa frase: «Non lo posso dire». Nelle ipotesi più gravi, i genitori hanno presentato un referto medico ospedaliero che attestava lesioni alla nuca di uno dei minori con ecchimosi al collo dovute presumibilmente ad una pressione con le mani sl collo del bambino. In un altro caso, ad un bambino è stata diagnosticata una lesione lacero contusa al collo.
Di qui le denunce all’autorità giudiziaria, corroborate anche da referti medici che hanno attestato i disagi psico/fisici dei minori. La Polizia di Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica di Avellino, ha iniziato una attività di intercettazioni ambientali e video che hanno consentito di evidenziare la condotta dell’indagata.
Una terribile realtà ad opera di chi rappresenta l’istituzione scolastica. La misura cautelare richiesta dalla Procura della Repubblica ed adottata dal Gip del Tribunale si è resa necessaria ed urgente considerata la continua esclalation delle vicenda che facevano temere per l’incolumità dei minori.
le telecamere posizionate dalla Polizia di stato all’interno della struttura cittadina. Una realtà terribile, da film dell’orrore, fatta di violenze verbali e fisiche. Dei veri e propri abusi. Addirittura la donna, che insegna anche catechismo presso una parrocchia molto nota del centro cittadino, era solita punire i piccoli rinchiudendoli, incurante dei pianti e delle suppliche, in una stanza buia, quella che veniva chiamata la “Stanza del telefono”.
La sua comunicazione verbale era caratterizzata abitualmente da urla veementi, toni aggressivi, ed epiteti offensivi. le sue espressioni tipiche per zittire i piccoli erano: «Ti ammazzo, stai zitta, non voglio sentirti parlare, devi chiudere la bocca senno ti faccio il culetto rosso». In più di una occasione li percuoteva con violenti schiaffi e tirava loro i capelli. Addirittura inscenava a volte un gioco consistente nell’agitare la mano chiedendo al bambino: «Quanti ne vuoi di questi?». Il bambino doveva indicare un numero e la maestra gli dava tanti schiaffi per il numero indicato dalla vittima.
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