Il presidente della Vibonese Pippo Caffo
1 minuto per la letturaLa lunga battaglia giudiziaria segna un nuovo punto a favore della Vibonese. Ancora una volta è la Corte d’Appello Federale a dare ragione al club rossoblù, disponendo, come aveva fatto lo scorso 24 agosto, il posizionamento del Messina all’ultimo posto del campionato di Lega Pro, girone C, edizione 2016/17. Aveva ragione, insomma, la Vibonese. Ed avevano ragione i suoi legali, oltre che il presidente Pippo Caffo, sempre ostinato ad andare in fondo ad una vicenda assurda e paradossale, diventata un caso ed anche una vergogna nazionale. La Caf, la scorsa estate, fu l’unico organo ad entrare nel merito e stabilì la retrocessione del Messina all’ultimo posto, per aver concluso la stagione senza una regolare fideiussione, condizione necessaria per partecipare al torneo di Serie C, disponendo altresì la reintegra della Vibonese nella terza serie nazionale. Nessuno diede seguito a quella sentenza. Lega Pro e Figc appellarono la stessa e il Collegio di garanzia del Coni rinviò gli atti al Tfn. La Vibonese non si è mai arresa. Il presidente Caffo lo aveva detto che sarebbe arrivato fino in fondo. Adesso, a distanza di dieci mesi, di nuovo la Corte d’Appello federale stabilisce che il Messina non aveva titolo a partecipare al campionato. Questo significa che la Vibonese avrebbe dovuto essere riammessa in Serie C. Una categoria conquistata sul campo, vincendo il torneo di Serie D. Ma si è perso un anno e questo significa che adesso il presidente Caffo chiederà un congruo risarcimento alla Lega Pro, il cui presidente Gravina, assieme all’ex presidente della Figc, Tavecchio, esce pesantemente sconfitto da questa assurda vicenda
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