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Katia Ricciarelli durante la sua intervista

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Il soprano è stata ospite al Tropea Festival Leggere&Scrivere e ha presentato la sua biografia

VIBO VALENTIA – Un carattere vivace, deciso: «Il fiammifero, mi chiamava mia madre. Perché mi accendevo subito».

Katia Ricciarelli ha incantato con la sua presenza e semplicità il Tropea Festival Leggere&Scrivere, nell’ambito della quinta e penultima giornata della manifestazione culturale. A Palazzo Gagliardi, il soprano ha presentato il libro “Da donna a donna, la mia vita melodrammatica”. Un volume nato dall’esigenza di «Far capire ai giovani che vogliono intraprendere una carriera che debbono avere una grande forza di volontà, studiare. Ho iniziato a lavorare a 13 anni perché volevo fare questo. Anche l’ambizione è importante».

Tanti gli aneddoti legati all’infanzia, alla famiglia e agli “angeli custodi” che hanno sostenuto e consentito alla bambina dalla bella voce di diventare una celebre professionista. Un dialogo a più voci quello coordinato dalla moderatrice Antonella Chiappalone, in cui è stato parte integrante il numeroso pubblico presente in sala. Snocciolati aneddoti e ricordi di famiglia, di vita matrimoniale ed esperienze professionali. Un lavoro condotto con passione e serietà, difficile da gestire nei momenti tristi della vita.

Sul palco, partendo dai ruoli ricoperti, la Ricciarelli ha esternato il suo sentire: «Abbiamo la fortuna di sfogare i nostri sentimenti attraverso i personaggi che interpretiamo», racconterà ancora. Altra parentesi ha riguardato il modo di vivere gli affetti. Amori totalizzanti e due matrimoni in cui ha creduto fortemente: «Oggi non sono “sola come un cane” ma sono “sola con un cane”». Dorothy, la cagnetta strappata dalla strada, è parte integrante della sua vita fin da quando, ancora cucciola, la raccolse tremante sul ciglio della strada: «Ho avuto tutto dalla vita – ha rimarcato il soprano – Sono stata molto tenace e chiedere ancora qualcosa mi sembra una grande ingratitudine».

Infine si rivolge ai giovani, a chi si accinge al mondo dello spettacolo e della musica, affinché non si continui nella strada verso l’omologazione ma, al contrario, si trovino gli strumenti per valorizzare il proprio essere e le singole caratteristiche vocali.

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