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L’attrice Milvia Marigliano apre la seconda edizione di “Calabria in Fabula” con “Ombretta Calco”.


L’incantevole scenario di Pizzo, uno dei borghi più belli della Regione, situato a picco sulle acque cristalline della Costa degli Dei, farà da cornice alla seconda edizione di “Calabria in Fabula”, il progetto di teatro itinerante che porta la firma di Teatro in Note. Con la direzione artistica di Vera Segreti e quella organizzativa di Pier Luigi Sposato, la kermesse promette di regalare al pubblico un’esperienza culturale indimenticabile, immersa nelle bellezze paesaggistiche e storiche della Calabria. Il viaggio artistico partirà sabato 15 giugno (ore 18) presso il Palazzo della Cultura, dove si terrà la conferenza stampa di presentazione degli eventi in programma per questa prima tappa.

La serata proseguirà alle ore 21 con la messa in scena di “Ombretta Calco” di Sergio Pierattini. Interpretato dalla straordinaria Milvia Marigliano e diretto da Peppino Mazzotta, lo spettacolo è prodotto da Teatro Rossosimona. “Ombretta Calco” rappresenta un intenso viaggio nella mente e nei ricordi di una donna, seduta su una panchina a pochi passi da casa in una torrida giornata di luglio. Un monologo-dialogo che ha conquistato il pubblico e la critica per la sua capacità di toccare le corde profonde dell’esistenza umana, esplorando temi universali come la perdita, il dolore e l’abbandono. Per saperne di più, abbiamo intervistato l’attrice Milvia Marigliano.

Com’è nata la storia di Ombretta Calco?

«Si tratta di un monologo scritto per me da uno dei più bravi autori del teatro italiano contemporaneo, Sergio Pierattini. Un progetto al quale ha aderito uno straordinario artista, vostro concittadino e mio caro amico, Peppino Mazzotta. Lo spettacolo ha ricevuto recensioni straordinarie. Sono profondamente legata a questo monologo».

Quali sono le peculiarità di questo personaggio?

«La caratteristica è che questa donna racconta gli avvenimenti cambiando il loro ordine cronologico. Il motivo si capirà solo alla fine».

Come descriverebbe la scrittura di Pierattini?

«Nei testi di Pierattini, non è il primo che interpreto, si passa dal pianto al riso in un attimo. Lo spettacolo è scritto con sensibilità, emotività e, al tempo stesso, con grande ironia. È una scrittura semplice, vera, viva».

Qual è il significato del viaggio per Ombretta?

«Ombretta intraprende questo viaggio perché si trova in un momento particolare della sua vita, o della sua “non vita”».

Nelle note di regia, Peppino Mazzotta parla di una «felicità tragica, semplice, minima, discreta e necessaria» che il personaggio raggiunge alla fine del viaggio. Come ha lavorato per rappresentare questa complessa gamma di emozioni?

«Gli attori sono antropologi dell’anima. Se noi attori abbiamo una drammaturgia forte, gran parte del lavoro è già fatto. In più, come in questo caso, quando si ha la fortuna di lavorare con un autore che scrive specificamente per l’attore, il testo riflette esperienze personali, anche se reinterpretate attraverso il filtro dell’arte; altrimenti, il risultato potrebbe sembrare un documentario anziché un’opera teatrale. Inoltre, la presenza di un grande regista come Peppino Mazzotta permette di esprimere al meglio i sentimenti e l’ironia, stabilendo una connessione profonda con il pubblico. Il nostro compito è far dimenticare agli spettatori chi è l’autore, affinché è come se quelle parole siano solo mie. Il mio lavoro di attrice, accompagnato dalla mia esperienza, dal mio cuore, dalla mia anima, con l’aiuto di un grande regista e un autore eccellente è una montagna russa faticosa ma piacevolissima».

Progetti futuri?

«Al mio rientro, ho un reading su Giorgio Gaber. Prossima stagione, sarò in tournée con “I parenti terribili” di Cocteau, regia di Filippo Dini. Dopodiché, tornerò a recitare Sergio Pierattini con lo spettacolo “Il raggio bianco”, regia di Arturo Cirillo».

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