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La manifestazione di Roma, dove si riconosce a sinistra Vito Teti (con il cappello)

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Una “due giorni” di musica per ricordare il gruppo del circolo Arci che animò San Nicola da Crissa nei primi anni ‘70


IL paese si era svuotato, i padri erano andati in Canada: fu il Circolo “Iskra” a rilanciare l’antico Carnevale. La storia di quel Gruppo diventa ora una mostra, per ricordare quei tempi formidabili In cui erano aperte le sezioni, esisteva la Dc e il Partito Comunista sembrava quasi moderato, i rapporti non si basavano sulle prepotenze ma sulle discussioni fino a notte fonda. I tempi in cui leggere e studiare era l’imperativo per raggiungere una condizione di libertà.

È il racconto di un piccolo paese delle Serre, San Nicola da Crissa, che si apre alle grandi trasformazioni del mondo, con le esperienze degli operai che tornano da Toronto portando il whisky, quelle degli universitari della Sapienza che prestano i libri e fanno politica gridata. In un impasto di vita in cui compaiono personaggi mitici come “Ciccio Mao”, compagni di studi come “Pirandello” e fari lontani come il Che e Ho Chi Minh. Per cui la stessa notte può essere lo scenario per una festa elegante, uno scherzo brutale, un innamoramento, una lite.
La voce narrante di queste storie è l’antropologo Vito Teti, che a San Nicola continua ostinatamente a vivere. Da domani, una “due giorni” in cui la musica e il teatro di Ettore Castagna faranno da sfondo a ragionamenti ai giorni in cui nacque il Circolo, che prese il nome della rivista fondata da Lenin all’alba del Novecento, in italiano “La Scintilla”.

Erano giovani, e spesso incompresi dai padri. Perfino i braccianti, i poveri non capivano tutto questo impeto, il riferimento continuo a posti lontani come la Cina, il Cile, il Vietnam. C’è una animata foto in bianco e nero che li ritrae in trasferta, per una manifestazione a Roma. In prima fila ci sono le donne. «Questo era bello – dice Teti. Degli oltre 150 iscritti, un numero enorme in rapporto al paese, la metà erano ragazze. Che entravano nei bar, nelle cantine: luoghi maschili e patriarcali». E qui vengono in mente vari pensieri: la terra raccontata come aspra, remota a arretrata dal pensiero (da bar) dominante ha dato la vita a molte figure di mujeres vertical. Come, per esempio, le gelsominaie della Jonica, raccontate in un recente e splendido docufilm a cura dell’Udi, “La Rugiada e il sole”: ma questa è un’altra storia.

In quegli anni ’70 a San Nicola, il Circolo Arci organizza iniziative e conferenze con intellettuali di valore nazionale. Magari ci mettevano meno tempo ad arrivarci, viste le condizioni odierne di certe strade. “Il paese era allora un grande Carnevale postmoderno, che intercettava le ansie di tutti. Non vorrei mitizzare: San Nicola conobbe tensioni forti, inimicizie, contrasti profondi. Non mancava l’irrisione gratuita, il pettegolezzo facile”.

Ma certo meglio delle porte chiuse di oggi, delle generazioni ripiegate sullo smartphone, dei giovani che continuano a partire. La “due giorni” sarà non a caso nel segno della restanza e della viandanza. Il Circolo nato nel 1972 come suo primo atto lanciò la Festa dell’Emigrante. E da domani si discute delle “antiche e nuove forme di associazionismo per la rigenerazione dei luoghi”.
Il Circolo Arci è ancora aperto, chissà che fine hanno fatto i cento e più iscritti di quegli anni. Quelli che scoprirono i Police, gli U2 e gli Eagles e organizzarono concerti a tema. Quelli che accolsero una Rosa Balistreri quasi sconosciuta, e un Otello Profazio che già allora campava d’aria e di canzoni. In paese è rimasto solo il presidente di allora Vittorio Teti, cugino di Vito. Gli altri vivono al Nord, ormai in pensione. Dai primi anni ’70, il paese ha perso la metà degli abitanti, ne ha poco più di mille.

Il Circolo è il luogo di ritrovo di una decina di ragazzi che organizzano il torneo estivo di calcio, giocano a carte e guardano la tv. Non hanno alcuna memoria degli anni in cui si sognava, si fumava e qualcuno veniva espulso perché fuori linea. Ma almeno c’era un’idea di futuro. Il convegno e la Mostra sono dedicati anche a loro, giusto per spiegare cosa vuol dire “associazione ricreativa culturale italiana”. Quel circolo era un punto di mediazione fra il paese e il mondo, vi sembra poco? E viene da sorridere a leggere che nella scheda del servizio militare di Teti c’era scritto “eversore”. “Sei sempre stato un sovversivo” dico al compassato e quieto professore emerito dell’Unical. “Un perdente a vita” risponde, ma si capisce che si sta divertendo molto.

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