INDICE DEI CONTENUTI
C’è un rischio concreto per l’ecosistema dei mari calabresi. Le preoccupazioni di Silvio Greco, vicepresidente della stazione Zoologica Anton Dorhn
VIBO VALENTIA – È un Silvio Greco diretto come sempre nell’esporre le cose. E l’occasione è stata la recente inaugurazione del Parco marino Costa degli Dei, presso la storica tonnara di Bivona, frazione di Vibo.
Uno dei punti esposti dal biologo e vicepresidente della Stazione Zoologica Anton Dorhn di Amendolara (Cs) è stato quello dell’invasione nei mari italiani, e quindi anche calabresi, delle cosiddette specie aliene: «Noi, oggi, abbiamo un totale di oltre 1.200 specie aliene nei mari italiani e sono la maggior parte migranti residenziali, cioè i migranti che passavano per il canale di Suez. E tra questi vi è la presenza di un predatore di vertice pericolosissimo che è il Lionfish, il pesce scorpione, che ha 16 pinne tutte con delle punte contenente un veleno molto tossico, già avvistato in Sicilia nel 2017 e quest’anno anche nel Ionio calabrese, con 36 segnalazioni. È un pesce che ha una capacità di riproduzione straordinaria quindi se sono stati segnalati 36 individui significa che già abbiamo almeno 200.000-250.000 esemplari. Mangiano tutto e quindi la biodiversità dei mari è in pericolo».
Come fare quindi per eradicare il fenomeno? Per Greco l’operazione da mettere in atto è molto banale ma a suo giudizio l’unica efficace: «Mangiare questa specie. L’hanno fatto i giapponesi col Jellyfish, cioè le meduse».
A RISCHIO L’ECOSISTEMA DEI MARI CALABRESI, CRISI CLIMATICA IN ATTO DA TEMPO
Altro problema sollevato dal biologo è quello della «crisi climatica che è già in atto da tempo» e il dato ormai cristallizzato che «ci deve fare capire che la situazione è veramente complicata anche in Italia» è che «le assicurazioni non coprono più il rischio ambientale. Non è una storia di barzelletta ideologica, la crisi climatica è un fatto conclamato».
Quindi il problema delle microplastiche. Secondo i risultati di quest’anno vi sono 139mila frammenti di plastica galleggiante per chilometro quadro nei mari italiani e in tutti quelli calabresi e «dato che la plastica galleggiante è tra il 3 e il 5%, significa che sotto il fondo del mare ci sono 80 milioni di frammenti per chilometro quadro che ormai ovviamente sono negli organismi». Di fatto l’essere umano mangia, beve e respira 5 grammi di plastica a settimana, che sono le equivalenze di una carta di credito».
Quindi, ha argomentato ancora Greco, ben venga l’istituzione di nuovi parchi terrestri e marini anche perché «l’Unione Europea ci sta imponendo, entro il 2030, di almeno raddoppiare l’area di protezione terrestre e marina. Al di là del 50% del nostro respiro viene dal mare, tutto il sistema climatico planetario dipende dal mare. Il mare è una grande farmacia». E in tutto questo la stazione Anton Dorhn sta lavorando ormai su 10 diatomee, che sono delle alghe unicellulari che portano in dote «una serie di sostanze che si potranno usare come prodotti chemioterapici. Ne abbiamo già individuate due e siamo in fase di sperimentazione».
A RISCHIO L’ECOSISTEMA DEI MARI CALABRESI, MA BASTA DEMONIZZARE L’EOLICO OFFSHORE
Ma il mare deve essere visto anche come forza energetica e sul punto il biologo è stato chiaro: «Basta dire che l’eolico offshore galleggiante rappresenta un danno per gli ecosistemi costieri. Le piattaforme vengono infatti installate normalmente a 40 chilometri dalla costa, quindi totalmente invisibili. Si fanno studi di valutazione di impatto ambientale dettagliatissimi per una forma di energia non impattante. Un parco eolico galleggiante equivale ad una centrale nucleare in mezzo, non ha il problema delle scorie e aiuterà la Calabria. E quando qualcuno afferma che non c’è bisogno di questa infrastrutture perché la nostra terra non ha bisogno di quell’energia, significa volere condannarla a non svilupparsi in quanto, a loro giudizio, se non abbiamo bisogno di altre energie che senso ha produrne di nuove? Ma non è così».
E questo è, a giudizio del vice presidente della Stazione zoologica di Amendolara, il risultato che «molto spesso ci sono delle situazioni dove l’ideologia supera la realtà. Il rigore scientifico è l’unica soluzione ai problemi».
UNIRE LA DELEGA ALLA PESCA A QUELLA DELL’AMBIENTE
E restando in tema, Silvio Greco ha reso noto che oggi, lunedì 4 novembre 2024, incontrando il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, gli proporrà di dare la delega alla Pesca all’assessore all’Ambiente, Giovanni Calabrese «perché a mio avviso la pesca deve stare con l’ambiente in quanto strettamente collegate», ha concluso approfittando per annunciare che appena sarà istituito nella tonnara di Bivona il Museo del Mare, donerà tutta la sua collezione di libri moderni e antichi sul mare.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA