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VIBO VALENTIA – La questione non è così banale e le donne in primis si dividono sull’argomento. Un vero e proprio “permesso mestruale” che permette alle donne di restare a casa nei giorni in cui le mestruazioni e i disagi che questo comporta sono più forti ed, a detta delle stesse, ingestibili. Tutto questo però, eccezion fatta per qualche paese orientale, non è ancora possibile nella nostra Europa. Mentre in Europa ed anche in Italia si discute (in atti è pendente una proposta di legge a firma della deputata Dem Romina Mura che andrebbe a tutelare milioni di donne italiane che lavorano) in Calabria, e nello specifico a Briatico, invece già da tempo le lavoratrici della Monteleone Protezione Civile, in difficoltà nel periodo mestruale possono, in piena autonomia e autodeterminazione, a semplice chiamata e senza mettersi in malattia (costo zero per lo Stato e/o Inps) non recarsi al lavoro nei giorni più difficili del ciclo.

Infatti, dopo una prima fase di sperimentazione nel 2016, con l’inizio del nuovo anno l’Associazione Vibonese Monteleone PC, che si occupa di flussi migratori, protezione civile, assistenza negli sbarchi per i migranti e gestisce, dopo avere vinto le relative gare di appalto, alcuni Centri Assistenza Straordinaria, ha concesso alle sue dipendenti la possibilità di non recarsi al lavoro. Il presupposto cardine è la piena fiducia delle collaboratrici nella impossibilità o difficoltà della gestione del ciclo mestruale. È la prima realtà in Europa per concessioni del genere probabilmente perché è una Associazione che si è colorata sempre più di rosa dal Presidente Greta Mazzoleni ai tanti dipendenti e volontarie.

L’idea peraltro è venuta alla attivissima direttrice Lelia Zangara che l’ha sostenuta e voluta fortemente: “La nostra Associazione ha inteso venire incontro ed aiutare le nostre collaboratrici donne in difficoltà nei giorni mestruali e, stante l’affiatamento e fiducia totale con le nostre collaboratrici, basta a queste una semplice telefonata per non recarsi al lavoro. Non abbiamo inteso investire l’Inps – ha concluso Zangara – essendo un costo che sostiene interamente la nostra associazione, ma sarebbe bello nel futuro che si possa arrivare ad una guarentigia normata per legge a tutela delle donne”.

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