Il premio Il telaio a Rombiolo
2 minuti per la letturaROMBIOLO (VV) – Una lunga riflessione sui temi del quotidiano che diventa letteratura, con il suo corposo repertorio di storie, che hanno bisogno di essere scrutate con un occhio particolare.
Ed ecco che viene fuori il concetto di cura, con le sue tante declinazioni: cura dei territori, degli uomini e delle loro vite. Si è discusso di questo lo scorso giovedì a Rombiolo, alla cerimonia di premiazione della quattordicesima edizione del premio letterario Il Telaio.
È stato più volte citato Cesare Pavese, la cui opera ha rappresentato per certi aspetti un filo conduttore. Ha moderato l’evento, Emilio Floriani, direttore del Sistema Bibliotecario Vibonese. A spiegare l’importanza culturale del telaio, chiamando in causa Penelope, il sindaco Domenico Petrolo.
Lirico, pervaso di un intimismo sottile il discorso dello scrittore Domenico Dara, pensate alla forza di una espressione come «l’umanità clandestina del manicomio», fa pensare ad un patrimonio di storie diverse, accomunate dalla disperazione di essere rinchiusi.
«Sedicimila cartelle cliniche trovai a Girifalco – ha raccontato Dara – il concetto di follia era molto ampio. Lulù un mio personaggio, inspirato ad una storia vera, era stato rinchiuso per una crisi epilettica, ma nella sua cartella compariva la parola povero, vero motivo per il quale era stato privato della libertà».
L’opera di Dara ci insegna che ogni luogo può diventare il centro del mondo, se sappiamo guardare alle storie: «È difficile slegare i romanzi dalla mia terra. In principio mi sono chiesto: “Si può raccontare un romanzo con la lingua di mio nonno?” Io ci provai, e alla luce del mio percorso posso dire che quello è un linguaggio letterario. Sentire un toscano pronunciare la parola “antrasatta” (di fretta, ndr) mi ha gratificato».
Il concetto di cura, in un’ottica di salvaguardia è stato ripreso anche dal procuratore Camillo Falvo, tra i premiati: «Dobbiamo imparare a curare il bello, perché non abbiamo industrie, abbiamo solo il territorio».
Il procuratore ha raccontato lo stato in cui versava Vibo nei decenni passati: «Una città nella quale la criminalità faceva da padrona». Tuttavia, non bastano le operazioni per scalfire la cultura criminale: «Per ogni cento persone arrestate, ve ne sono 200 pronte a sostituirle», dunque, è necessario insistere sulla sensibilizzazione.
Assente per motivi di salute il poeta Giorgio Bruzzese, ha ritirato il suo premio Annunciato Larosa. Insignita di un riconoscimento anche la giovane scrittrice Valentina Arena, vincitrice lo scorso giugno del premio Taotim, con uno scritto dal titolo “L’Umano”. Ha consegnato i premi, leggendo le motivazioni del conferimento l’assessore alla cultura, Caterina Contartese.
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