Il sindaco Maria Limardo inaugura il maggio dei libri a Vibo Valentia
3 minuti per la letturaLA scalinata di Palazzo Gagliardi, con su ogni scalino una frase di Dante, un omaggio alla concezione dantesca dell’amore. La Capitale del Libro 2021 celebra il Maggio dei Libri in un androne storico, che profuma di storia e trasuda cultura. Una kermesse che accompagnerà tutto il mese e che si è aperta oggi, con il sindaco, Maria Limardo che ha tagliato il nastro tricolore. È bello tornare a parlare di libri dal vivo, tra odore di carta stampata e visi attenti.
Una manifestazione fortemente voluta dall’Amministrazione e organizzata dall’assessore alla cultura, Daniela Rotino. Una inaugurazione artistica: i versi di Dante letti in vernacolo dall’attore Giuseppe Ingoglia, con sullo sfondo un’opera di Antonio La Gamba, ricca di spunti storici e contemporanei.
«Siamo molto felici- ha asserito il Sindaco- di inaugurare questo evento ad una settimana dalla proclamazione di Vibo Capitale del Libro, perché questo testimonia la spiccata propensione di questa città verso la lettura».
L’assessore Daniela Rotino ha invece parlato dell’amore, «un filo conduttore che lega le rappresentazione artistiche, così come le trame dei libri che presenteremo. Dante ci parla di amore, così come il libro di Natale Giunta».
Intervenuti anche gli assessori Michele Falduto e Rosamaria Santacaterina, tra gli organizzatori della kermesse. Rosamaria Santacaterina ha sottolineato quanto sia bello e rappresentativo «il ritorno in un palazzo che profuma di libri, tra le persone e le voci reali».
Michele Falduto ha invece ricordato come «il Maggio dei Libri sia un evento nazionale di fondamentale importanza, che l’Amministrazione ha voluto celebrare seppure con tanti sacrifici”»
La prima giornata ha visto il dialogo con lo chef Natale Giunta, autore di un libro autobiografico, nel quale racconta un inciso drammatico della sua esistenza: il momento in cui si è rifiutato di pagare il pizzo e ha denunciato i suoi estorsori. Hanno dialogato con l’autore Rosanna Pontoriero e monsignore Giuseppe Fiorillo.
Natale Giunta ha ripercorso, in collegamento da Palermo, la sua infanzia: «Ero un bambino con gli orli delle maniche sporche di impasto, vispo, che amava osservare le zie lavorare. Due donne mitiche, che mi hanno fatto appassionare al cibo: portavano in tavola una sintesi tra la cucina siciliana e quella greca, poiché erano di origini greche».
Il libro si basa su un dualismo di piani: il primo capitolo narra l’omicidio di Dea, episodio che ha profondamente scosso l’autore, conseguono altri fatti drammatici, minacce e intimidazioni; poi mediante una analessi si torna indietro: si racconta la passione di un bambino e l’audacia di un adolescente, disposto a tutto per diventare uno chef. Molti gli spunti di riflessione aperti nel corso del dialogo, ne è derivato il ritratto di un uomo onesto e appassionato.
Toccante l’intervento di Don Fiorillo, che ha ricordato uno per uno gli imprenditori e i commercianti vibonesi che si sono ribellati al pizzo, una sequenza di nomi citati e raccontati con un filo di commozione.
Infine, proprio Natale Giunta sulla scia delle riflessioni aperte da Don Fiorillo, ha voluto precisare un concetto chiave, ripreso poi anche dal Sindaco: «Io sono semplicemente uno chef, non uno chef antimafia. Ho denunciato perché credo fermamente nel mio lavoro e in questo paese, ma a combattere la mafia non devono essere gli imprenditori, ma lo Stato. Gli imprenditori devono fare gli imprenditori».
Maria Limardo ha rimarcato l’importanza di queste parole: «Sono pienamente d’accordo con lei Natale. Spetta a noi istituzioni individuare e contrastare la criminalità. Questa Amministrazione si è sempre preposta un obiettivo: non guardare mai il grigio, esistono soltanto il nero e il bianco».
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