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La tomba di Giuseppe Berto a Ricadi

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ITALO Calvino che soggiorna a Capo Vaticano perché corteggia un’avvenente e giovane sarta: per parlare con lei si finge anche lui sarto, pernotta in un alberghetto sul mare (Zi’ Maria) e si muove in Lambretta.

Magari è una leggenda ma racconta il rapporto che la gloriosa Hipponion dei greci ha con la letteratura e con la parola scritta.

È un rapporto millenario che vede nel riconoscimento di oggi un esito quasi naturale.

Giuseppe Berto – il cui “male oscuro” riemerge carsicamente e infatti rieccolo, da ultimo, tra gli inni del lockdown – trovò in questo territorio il suo buen retiro: oggi è sepolto a Ricadi, un albero come tomba. E cosa c’è di più letterario della Tropea di Escher?

Il suo corso principale – annotò l’artista olandese di passaggio nel 1931 – «è una lama che taglia tutto il centro e va a morire in una vertiginosa balconata sospesa sulle onde»: la sua cartolina visionaria in bianco e nero dipinta da una delle spiagge più fotografate d’Italia è il precedente colto della visuale di un drone che inquadra (e poi fa premiare) il “Borgo dei Borghi” 2021.

«Il miglior modo per conoscere un territorio è introitarne il suo cibo o, ancor meglio, mangiare il territorio», scriveva proprio Calvino in “Sotto il sole giaguaro”: e allora nel territorio che per qualcuno è pura letteratura laica tra la Costa degli Dei e la Santissima Trinità glocal del Cibo (‘nduja di Spilinga, pecorino del Monte Poro e cipolla di Tropea Igp), figure come l’antropologo Vito Teti da San Nicola da Crissa cantano e fotografano il territorio, aggiornando la silenziosa e riflessiva arte amanuense della Certosa di Serra San Bruno, da dove riecheggia la scrittura di Sharo Gambino.

A Mileto – altra tappa immancabile, come Nicotera – era nato invece Giuseppe Occhiato: i suoi “Lo sdiregno” e “Oga Magoga” sono pietre miliari di cui forse noi calabresi dovremmo avere più consapevolezza.

Come si può vedere, il Sistema bibliotecario vibonese con il suo guru Gilberto Floriani ha fatto solo da collettore e catalizzatore di vibrazioni ed energie già presenti: l’inchiostro può essere molto balsamico in una terra ad alta pervasività mafiosa.

Il resto è il festival Leggere&Scrivere, dove ricordiamo gli esordi della multiforme Dalila Nesci in versione comunicatrice non ancora grillinizzata, ma in questo excursus minimo non possono mancare le scrittrici “a km zero” Titti Preta (noir e fantasy) o Maria Antonietta Artesi, giornalista in trasferta a Firenze che d’estate rinnova il mito della xenìa magnogreca a San Nicolò di Ricadi: basta affacciarsi dalla terrazza, perdersi nel verde della macchia mediterranea che stinge nel blu tirrenico e prendere una penna – o picchiare sui tasti. Tanto c’è lo spirito di Berto ad aleggiare.

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