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SAN NICOLA DA CRISSA (VIBO VALENTIA) – Una storia che arriva dagli anni Venti ma della quale nessuno al giorno d’oggi conosce le sfaccettature più sorprendenti. Storia del nostro Novecento, mai affrontata e della quale bisognerebbe tenerne conto, quanto meno documentarsi sui fatti avvenuti, anche se simboli e segnali di quell’epoca sono ancora esposti. Chi l’avrebbe immaginato che tra i cittadini onorari del centro Angitolano ci fosse proprio “Lui”? Sì, proprio Benito Mussolini, cittadino onorario del paese fin dal 24 maggio 1924, quando l’amministrazione comunale guidata dall’allora sindaco Vito Antonio Mannacio, sindaco ininterrottamente dal 1913 al 1926 quando poi fu nominato podestà, conferisce la cittadinanza onoraria a Mussolini e decide di inviare immediatamente il seguente telegramma: «Oggi anniversario inizio ostilità Grande guerra gloriosamente combattuta e vinta, questa civica Amministrazione unanime delibera conferire cittadinanza onoraria E.V. valorizzatore vittoria, tenace assertore sacrosanti diritti Italia nostra, conoscitore cosciente urgente necessità rigenerazione Calabria abbandonata».
Una delibera trovata negli archivi comunali dalla ricerca che da anni la rivista La Barcunata conduce in paese. Una scelta unanime da parte del civico consesso, con la proposta di Vito Antonio Mannacio che fu accettata di buon grado da parte del consiglio comunale, con il paese che si fregiava di un nuovo illustre concittadino. La sezione fascista locale era stata costituita qualche anno prima nel 1923, a pochi mesi dalla marcia su Roma, con 45 adesioni. Primo segretario del partito è stato lo stesso sindaco Vito Antonio Mannacio. Nel direttorio del fascio entrarono subito a fare parte: Mario Mannacio, il farmacista Francesco Marchese, Saverio Marchese di Vito, Raffaele Francesco Fera, Rocco Iori e Vito Telesa. Nel 1927 la carica di segretario politico passò da Vito Antonio a Mario Mannacio.
Tornando alla presenza dei simboli fascisti in paese, c’è da ricordare che una piazza centrale è stata intitolata al ministro dei lavori pubblici, il vibonese Luigi Razza. Ci sono ancora, sbiadite nel tempo, alcune frasi del Ventennio. Subito dopo la liberazione ci sono state diverse circolari e dispositivi affinché venissero cancellate. Altra opera che mantiene il simbolo fascita è la fontana del fascio, sulla provinciale San Nicola – Capistrano. Altri simboli erano in rilievo sui ponti fatti costruire all’epoca del regime. Alcuni riportavano il fascio littorio in cemento, altri addirittura in granito.
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