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VIBO VALENTIA – È morto il partigiano calabrese a cui Gianni Agnelli preparò il caffè. Carmine Fusca, uno degli ultimi combattenti per la libertà, si è spento il giorno di Natale all’età di 94 anni, era nato il 24 novembre 1923. A darne notizia è Pantaleone Sergi, presidente dell’Istituto calabrese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea, che esprime cordoglio e vicinanza ai familiari.

«”Zio Carmine”, come lo chiamavano a S. Nicola de Legistis, minuscola frazione di Limbadi dove è vissuto coltivando la sua campagna – prosegue Sergi – era orgoglioso del suo “diploma” di partigiano e soprattutto di quanto, assieme a tanti giovani come lui, aveva fatto nella lotta contro il nazifascismo durante la guerra di liberazione. Arruolato nel 1943 e inquadrato nel 228/mo reggimento fanteria, dopo l’8 settembre Carmine Fusca si trovava in Val di Susa e decise di entrare, col nome di battaglia di ‘Carminè, nella 17/ma Brigata Garibaldi per poi passare alla 113/ma, partecipando a numerosi scontri coi nemici».

«Contro i tedeschi, raccontava – aggiunge il presidente dell’Icsaic – abbiamo combattuto diverse battaglie e abbiamo teso loro imboscate. Ma il nemico più pericoloso era in casa nostra: erano i fascisti capaci di fare cose che neanche i soldati tedeschi erano in grado».

Tra i suoi ricordi anche l’episodio in cui Gianni Agnelli – che la sua unità protesse per diverso tempo – preparò un caffè a lui e al suo comandante Alessio Maffiodo.

«Era un galantuomo, una persona squisita – ricordava zio Carmine – ci fece il caffè con le sue mani. Mi sembrò una cosa strana vedere un uomo come lui alle prese con una macchinetta del caffè, nonostante fosse circondato da diversi ruoli del suo personale di servizio».

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