L'urna contenente le spoglie di don Mottola
3 minuti per la letturaTROPEA (VIBO VALENTIA) – Tanta emozione per il ritorno delle spoglie mortali di don Francesco Mottola, in cattedrale gremita da fedeli, dopo giorni di assenza. La sua tomba era stata sottoposta ad una ricognizione nel momento in cui papa Francesco ne aveva riconosciuto il suo stato di Beato.
Ora dopo giorni, la cappella situata alla destra della cattedrale, ritornerà ad accogliere le sante spoglie mortali che continueranno a riposare ai piedi del suggestivo crocifisso ligneo. Con le spoglie mortali in sosta davanti all’altare, ai piedi della Madonna di Romania, alla presenza di monsignor Francesco Oliva, amministratore Apostolico e Vescovo di Locri-Gerace, è stato letto il decreto che porta la sua firma e quella del cancelliere Lucio Bellantoni.
Presenti i membri del Tribunale nominato dal vescovo l’’11 maggio 2021 che si sono occupati della Ricognizione Canonica dal 18 al 20 maggio 2021; il giudice delegato, monsignor Filippo Ramondino, il promotore di giustizia don Sergio Meligrana, il perito medico Maria Bernardi, commissario straordinario dell’Asp Vibo, l’operaio Gaetano Gallista e don Nicola Berardi. In qualità di testimoni sono stati presenti don Ignazio Toraldo di Francia, parroco della Cattedrale e Liliana Vita, sorella maggiore delle Oblate del Sacro Cuore. Presente il postulatore della Causa, don Enzo Gabrieli ed il fratello maggiore degli oblati don Francesco Sicari.
Prima delle operazioni di ricognizione i presenti hanno assolto al relativo giuramento di riservatezza. I resti mortali del venerabile don Francesco Mottola sono stati collocati in una apposita urna chiusa con nastro rosso ispanico e sigillata con sigillo della Curia Vescovile di Mileto dall’Amministratore Apostolico mons. Oliva. Quindi riposti in un nuovo sepolcro marmoreo, come disposto dalla “Instructio” della Congregazione delle Cause dei Santi del 7 novembre 2019 e secondo le norme sulle Ricognizioni Canoniche dell’8 dicembre 2017.
Di seguito don Sicari, come fratello maggiore degli Oblati, ha espresso la corale gioia dell’intera famiglia Oblata «nel giorno in cui i resti mortali del nostro Venerabile padre Francesco Mottola, dopo la ricognizione canonica, vengono riposti nel nuovo sepolcro marmoreo ai piedi del Crocifisso Ligneo. Sono convinto – ha proseguito – che a partire da domani, tutti quelli che visiteranno il duomo normanno della nostra città, sosterranno dinanzi alla tomba del prossimo Beato, così come è successo in questi anni e in particolare nell’anno mottoliano, per affidare all’ intercessione di questo testimone di fede una preghiera, un bisogno dell’anima, una sofferenza e una gioia del cuore, attese e speranze che ci abitano».
Come fratello maggiore dei sacerdoti oblati, ha quindi ringraziato mons. Oliva che li ha accompagnati e sostenuti in questo ultimo tratto di strada; un ricordo grato lo ha rivolto al vescovo emerito mons. Luigi Renzo «che nei suoi 14 anni di episcopato in mezzo a noi ha promosso e sostenuto l’iter della causa di beatificazione sia avviando il processo sul presunto miracolo attribuito all’intercessione di don Mottola sia introducendo la causa di beatificazione della Serva di Dio Irma Scrugli e ha sempre accompagnato con paterna premura la vita della famiglia oblata».
Un grazie lo ha rivolto al postulatore della causa di beatificazione, don Enzo Gabrieli, «per il certosino lavoro che ha svolto e continua a svolgere, con fede e competenza, in mezzo a noi, sia per quanto riguarda le fasi delle due cause sia nella preparazione immediata al rito della Beatificazione del prossimo 10 ottobre». E ha rivolto anche un pensiero al prossimo vescovo Attilio Nostro indicato da papa Francesco come nuovo pastore. «Fin da ora – ha detto – gli esprimiamo affetto filiale e lo accompagniamo con la nostra preghiera, in vista della sua consacrazione episcopale» che avverrà il prossimo 2 ottobre.
Mons. Oliva e i tanti sacerdoti presenti, quindi, hanno officiato la santa messa accompagnata dai canti del coro don Giosuè Macrì, a cui hanno assistito il sindaco Macrì e l’on. Nesci. Nella sua omelia, il vescovo ha detto di avvertite «la bellezza e la profondità del mistero che si sta celebrando».
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