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TROPEA – «Colmi e traboccanti di gioia e di esultanza, noi Oblati e Oblate del Sacro Cuore, esprimiamo la corale gratitudine per il dono della beatificazione del nostro padre don Francesco Mottola».

Il fratello maggiore degli oblati, don Francesco Sicari, esprime tutta la gioia e la gratitudine degli oblati di don Mottola per la beatificazione del sacerdote di Tropea.

La celebrazione svolta negli scorsi giorni (LEGGI) che ha ufficialmente innalzato agli onori degli altari la “perla del clero calabrese” ha segnato un momento di grande commozione ed emozione per tutti coloro che credono nel messaggio del Sacerdote e le parole di don Sicari rendono accessibile a tutti questa devozione.

«Nel 1939 don Mottola scriveva sulla rivista “Parva Favilla”: Sentiamo nell’anima l’eco (vicina o lontana?) di una rinascita e sono all’orizzonte i fuochi di una nuova giornata. Noi umilmente preghiamo: Signore mandate alla Calabria dei Santi, è tanto tempo che non ce ne mandate! Questa preghiera – sostiene don Sicari – sgorgata dal suo cuore è stata esaudita in maniera sorprendente: oggi la chiesa lo ha elevato agli onori degli altari e tra i Beati invocati ora c’è anche lui».

Nel ringraziarlo, don Sicari si rivolge al Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione per le cause dei Santi, invitandolo a «portare l’abbraccio della famiglia Oblata e di tutti i presenti, al Santo Padre Francesco, al quale assicuriamo le nostre preghiere per il suo ministero a servizio di tutta la Chiesa, perché come scriveva il nuovo Beato: “Il papa come l’Eucarestia sia il centro del nostro amore e come non si può concepire un sacerdote che non ami Gesù Eucarestia, parimenti non ci può essere un sacerdote che non ami il papa. Si, amiamo il papa e non sia il nostro un amore solamente ideale, ma amare per cooperare, sforzarsi, vincere o morire, accendiamo per il papa nel nostro cuore una fiamma”».

Un pensiero poi, il fratello maggiore degli Oblati l’ha riservato anche ai Arcivescovi e Vescovi e in special modo al neo presule di Mileto-Nicotera-Tropea, Attilio Nostro, «per questi primi giorni di ministero in mezzo a noi e per aver scelto come motto episcopale una frase del Beato don Mottola: pauper lucerna caelestia quaerens, io sono una povera Lampada che arde del desiderio e nella ricerca del cielo. Le auguriamo di avere sempre un cuore infiammato di santo ardore per il Signore e per i fratelli sull’esempio del nostro Beato».

Ma nelle parole di don Sicari c’è anche un sincero e sentito ringraziamento al vescovo emerito di Mileto, Luigi Renzo, che «ha voluto e seguito il processo sul miracolo e ha sempre accompagnato con attenta e paterna premura il cammino della famiglia Oblata e S.E. Mons. Francesco Oliva, che ha seguito, da amministratore apostolico, gli ultimi passi verso questo evento di grazia».

Il sacerdote che ha raccolto l’eredità di Don Mottola ricorda come il neo beato sia «stato definito la perla del clero calabrese; chiediamo al nuovo Beato la grazia di essere come Lui stesso chiedeva “anime sacerdotali che, ardendo, diffondano la luce di Cristo nel mondo senza pace. Un sacerdozio che, sul plagio continuo di Cristo, riporti alla santità del Maestro in mezzo al popolo”».

Dopo aver rivolto un pensiero di gratitudine al postulatore don Enzo Gabrieli, «per il suo instancabile lavoro nelle fasi della causa di Beatificazione e per aver accompagnato passo dopo passo e coordinato, insieme ai suoi collaboratori e alla segreteria, la preparazione di questa giornata di festa per tutta la chiesa di Calabria», don Sicari ha ringraziato «i tanti volontari, l’ufficio delle celebrazioni liturgiche della nostra diocesi e al coro diocesano, alle forze di sicurezza e a tutti quelli che hanno reso possibile questo momento di grazia e di fede» per poi garantire che «sostenuti dall’esempio e dall’intercessione del Beato don Mottola, anche noi riprendiamo il cammino che ci attende con un corale impegno affinché sappiamo vivere il nostro presente sulla scia della sua lezione di vita, amando e sperando».

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Francesco Ridolfi

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