Il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea Attilio Nostro stringe la mano al Questore Raffaele Gargiulo e al prefetto Roberta Lulli
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MILETO – C’erano quasi tutte le autorità civili e militari della provincia nella sala Vincenzo De Chiara del Seminario vescovile di Mileto ad accogliere il nuovo vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Attilio Nostro, che oggi prende ufficialmente possesso della cattedra episcopale.
In prima fila il prefetto di Vibo Valentia, Roberta Lulli, e il Questore, Raffaele Gargiulo, il presidente della Provincia, Salvatore Solano, il sindaco di Mileto, Salvatore Fortunato Giordano, il sindaco di Vibo Valentia, Maria Limardo, e via via il lungo elenco di primi cittadini della provincia e le massime autorità militari e delle forze dell’ordine.
A tutti loro, al suo ingresso in sala, il nuovo vescovo ha voluto stringere la mano per trovare quel contatto fisico che a volte dice più di mille parole.
L’invito alla collaborazione del prefetto di Vibo Valentia Roberta Lulli
Collaborazione e rinnovamento. Queste le parole chiave emerse negli interventi del Prefetto Lulli e del sindaco Giordano. In particolare, per Roberta Lulli vi è evidente una «volontà di rinnovata collaborazione tra diocesi e prefettura» il tutto nella convinzione di un necessario confronto e di un cammino insieme che tendano «all’esaltazione dei rispettivi ruoli».
Il rappresentante del Governo ha poi ricordato la grande religiosità del territorio vibonese mettendo in luce come «la collaborazione tra Stato e Chiesa sia la strada per affrontare le sfide del nostro tempo».
Il saluto del sindaco Mileto Salvatore Fortunato Giordano
Anche il sindaco della città normanna, Salvatore Fortunato Giordano, ha voluto puntare sulla collaborazione aggiungendo, però, come il territorio tutto è pronto ad accogliere il nuovo vescovo con «affetto, vicinanza e voglia di cooperazione» ma soprattutto con speranza nel senso di «sentimento di aspettazione fiduciosa nella realizzazione, presente o futura, di quanto si desidera».
Definendo Nostro come «un dono sorridente, accogliente, una persona chiara e specchiata, una bella persona, un uomo legato alla sua terra, solidale con i più deboli, amante dei bambini, vicino ai giovani e alla sana vita sportiva, che colpisce con semplicità il cuore della gente e l’avvicina ai valori ecclesiali che con allegria rivoluziona la vita delle Comunità, nel segno della generosità e dell’impegno a crescere insieme», il primo cittadino ha ripercorso le basi della identità della provincia di Vibo Valentia e della città sede dell’episcopio.
Dalla reazione sociale e politica di sostegno alle inchieste anticriminalità (in primis Rinascita Scott) ai riconoscimenti culturali (Tropea borgo dei borghi e Vibo Valentia capitale del libro) senza dimenticare i tanti volontari che assistono, specie in questo periodo di pandemia, chi ha più bisogno, Giordano ha enfatizzato la necessità del camminare insieme: «C’è bisogno di uno sforzo comune».
Dopo aver garantito di essere «già in campo pronti a sostenerla in tutte le attività che abbiano un riflesso sulla società civile e che aiutino a migliorarla» Giordano ha riservato un passaggio ad un excursus storico della diocesi per poi passare al ricordo di Natuzza Evolo e di don Francesco Mottola e concludere che «la Nostra Speranza, non è fine a se stessa, ma diventa con Lei certezza che questa volta ce la possiamo fare, con quella forza interiore cui far riferimento per ritrovare le risorse giuste per dare le risposte attese dalla Comunità».
Il discorso alle autorità del vescovo Attilio Nostro
Da buon pastore e nel segno di un porsi al cospetto della sua nuova comunità in modo umile e con lo spirito proteso all’ascolto, il nuovo vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, Attilio Nostro, ha voluto parlare alle autorità a braccio, senza discorsi scritti, senza formalità anche perché «mi sento ancora ospite, lungi da me considerarmi padrone di casa».
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Con un pizzico di ironia, il nuovo presule ha messo a proprio agio il pubblico per poi ribadire con decisione la sua posizione che par già da ora dare una linea ben chiara al suo episcopato: «Sono cresciuto nella convinzione che la legge è qualcosa rispetto alla quale nessuno è superiore ed io intendo essere servo anche alla legge non soltanto nella mia veste civica ma anche nella mia veste privata, se non si rispetta la legge non si rispetta l’uomo».
Per il vescovo la legge non può e non deve pensare di educare la persona, piuttosto «dobbiamo aiutare le persone a capire quanto sia importante per l’ordine pubblico, per il vivere civile coltivare nel cuore quei valori che poi sono valori profondamente umani».
Esaltando il ruolo educativo dell’ordine e della pulizia, monsignor Nostro ha assicurato «tutto il mio impegno affinché questa realtà che il Papa mi ha voluto affidare possa crescere nella consapevolezza delle sue potenzialità, molte di queste assolutamente ancora inespresse».
Facendo tesoro della propria formazione salesiana il pastore della diocesi ha poi evidenziato che «il ragazzo bisogna educarlo quando ancora ti ascolta» per rendere partecipe l’assemblea di un episodio personale ossia la presenza accanto al crocifisso nella sua stanza del battipanni della madre (utilizzato anche in modo alternativo come strumento “sanzionatorio”) «ad ulteriore monito che da un lato c’è un maestro ma dall’altro c’è l’altro maestro, lo usava con molta parsimonia per fortuna ma ho dei ricordi indelebili, io non sono favorevole alla violenza domestica è chiarissimo però sarei uno sciocco a dire che senza quelle punizioni, senza quella attenzione, senza quella delicatezza da parte di mia madre e mio padre non solo non sarei qui ma non sarei neanche cristiano. Mia madre mi diceva “non ti devi meravigliare se ti rimprovero ma ti devi spaventare se non lo faccio, perché vuol dire che non ci credo più».
Un passaggio inoltre l’ha riservato al racconto di «un dolore grande» provato nel corso della sua visita al carcere di Vibo Valentia «nel vedere ragazzi di 20 anni rovinati non dal carcere ma dall’idea che non ci sia una vita diversa, rovinati dall’idea che delinquere sia una soluzione o una alternativa, è impossibile pensare che una persona si butti via così».
Quindi in conclusione, assicurando «non solo il mio sostegno, la mia preghiera e la mia benedizione ma tutta la mia collaborazione perché mi attendo da voi che mi segnaliate le emergenze, le urgenze, le difficoltà che sicuramente rischiano di macchiare un territorio così bello di brutture che in realtà non gli appartengono perché lo spirito calabrese è uno spirito dotato di grandissima laboriosità, di una grande fantasia creativa artistica e culturale», ha rivelato: «sono contento di trovarmi insieme a voi, uno di voi per tentare di aiutare Dio in quest’opera creatrice meravigliosa che ha intrapreso e che noi siamo chiamati a portare a termine».
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